Molti articoli di domenica sono stati dedicati, dopo la revoca del progetto Sprar di Riace, all’annunciato trasferimento dei suoi beneficiari in altri progetti Sprar.
Oggi sono molti gli articoli che riportano quanto dichiarato dalla direttrice del Servizio Centrale dello Sprar Daniela di Capua. Prendiamo da La Stampa: “È stata la stessa direttrice del Sistema Sprar Daniela Di Capua, in una intervista al Gr1, a chiarire che «non ci sarà nessuna deportazione da Riace. Le persone che sono in accoglienza possono proseguire il progetto di integrazione in un altro progetto Sprar e noi, operativamente, cerchiamo di individuare altri posti che siano adeguati».
In un’intervista de ilredattoresociale.it Daniela Di Capua, a proposito della revoca del progetto Sprar di Riace, dice: “Innanzitutto va detto che questa decisione non ha nulla a che fare con la vicenda penale che riguarda Mimmo Lucano. La chiusura del progetto ha a che fare con alcune criticità e irregolarità riscontrate negli anni. Si tratta di una vicenda iniziata due anni fa. Noi facciamo sempre dei controlli, è una procedura prevista dal Dm del 10 agosto 2016, di accesso allo Sprar. E’ previsto che si facciano visite di monitoraggio su tutti i progetti e dei controlli amministrativi sulle rendicontazioni. Quando emergono delle criticità prepariamo un report scritto, un follow up, che viene inviato al Comune titolare del progetto, agli enti attuatori e al ministero dell’Interno per conoscenza. A questo punto si apre la fase di interlocuzione: il Comune, infatti, è tenuto a dare un riscontro spiegando cosa intende fare per sistemare tutto ciò che non va. Di solito dopo poco tempo le cose si risolvono, ma se ciò non accade torniamo a visitare il progetto. Quando poi nonostante tutto le criticità permangono e vengono reiterate, vengono assegnate al progetto delle penalità. Per esempio una penalità grave riguarda la mancata consegna del rendiconto. Su Riace è successo questo: la prima visita è avvenuta nel 2015 e sono venute fuori diverse irregolarità, di cui alcune di tipo amministrativo. Per esempio Lucano si è inventato la moneta locale. Abbiamo spiegato che secondo la legge dello Stato non si poteva fare, che in caso si poteva utilizzare questa moneta come se fossero buoni pasto ma il sistema andava aggiustato. Non siamo stati ascoltati. Il ministero, proprio perché si trattava di Riace, e il progetto era molto conosciuto, ci ha chiesto di andare a spiegare come fare: siamo andati 5 volte in due anni, non avevamo mai fatto tanta assistenza in loco per aiutare un progetto. Ma il Comune non si è mosso. Dopodiché il ministero ha avviato la procedura: ha scritto al Comune evidenziando le penalità riscontrate, chiedendo le controdeduzioni prima di avviare la procedura di revoca. Ma niente, Mimmo Lucano ha di nuovo mandato deduzioni non risolutive alle questioni contestate. Per questo oggi la chiusura è un atto dovuto.”
Sul Trasferimento dei beneficiari: Anche in questo caso stiamo seguendo la procedura ordinaria: quando un progetto chiude, per esempio in caso di revoca o rinuncia, bisogna trasferire le persone per loro tutela. Non possono rimanere in un progetto non finanziato perché non possono essere mantenute e non possono usufruire dei servizi. Questo trasferimento non è obbligatorio: noi analizziamo chi è ancora in accoglienza e avrebbe diritto a proseguire, cerchiamo dei posti adeguati e più vicini a dove sono ospitati e poi il Comune deve farsi carico di proporre queste alternative ai suoi beneficiari, così che possano scegliere. Se decidono di non muoversi devono sapere che escono dal progetto Sprar.“ E in conclusione: “In questo momento sarebbe importante per il tema dell’accoglienza allargare lo sguardo e rendere visibili gli altri piccoli comuni che portano avanti i progetti Sprar in maniera eccellente”.
Su Repubblica.it un’intervista del 14 ottobre di Daniela Di Capua ai microfoni di Radio Capital:
Tra gli articoli di ieri, la Repubblica segnalava che: «le criticità emerse per le quali sono stati applicati punti di penalità, attengono soprattutto ad aspetti gestionali e organizzativi a prescindere molto spesso dalla disponibilità di risorse finanziarie».
Anche ilfattoquotidiano.it in un articolo intitolato: Riace, ecco perché il Viminale ha chiuso lo sprar: “Modello è mero assistenzialismo”, esamina le criticità segnalate dopo le visite le Servizio Centrale dello Sprar e della Prefettura di Reggio Calabria.
Il Corriere della Sera intervista Mario Morcone, già Capo Dipartimento Liberta Civili e Immigrazione del ministero dell’Interno e poi Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno Marco Minniti. Tra le domande poste da Fiorenza Sarzanini: È vero, come dice il ministro Matteo Salvini, che siete stati voi a denunciarlo? «È vero che un paio di anni fa l’Anci, l’associazione dei Comuni che da cui dipendono i progetti Sprar, aveva rilevato che molte cose non andavano nella gestione da parte di Lucano». Che cosa veniva contestato? «Lucano faceva entrare nel sistema di accoglienza chi sceglieva lui, non ascoltava le indicazioni, commetteva errori nelle rendicontazioni».
Avvenire di sabato, da Palermo, dove dall’11 al 14 ottobre si è svolto il festival Sabir, anticipa, nel sottotitolo di un articolo dedicato anche ai piccoli comuni che aderiscono allo Sprar “Biffoni (Anci): presenteremo 4 emendamenti contro il decreto Salvini che taglia gli Sprar”, le dichiarazioni di Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci per l’Immigrazione e le Politiche dell’accoglienza: «I sindaci che hanno aderito al sistema Sprar, che sono di ogni colore politico, hanno presentato 4 emendamenti al decreto Salvini perché lo Sprar è un sistema trasversalmente considerato efficace per l’integrazione. Chiuderlo, forse molti non lo sanno, significa rendere irregolari 50 mila persone e caricare sui comuni 280 milioni di costi sociali e sanitari».”
Su il manifesto, articolo che già nel titolo, “Decreto sicurezza,l’allarme dei sindaci:«Sarà un disastro»”, annuncia la preoccupazione dei sindaci, facendo riferimento alla riunione della Commissione Immigrazione Anci di giovedì e all’incontro in Regione Piemonte con l’assessora Cerutti e il presidente Chiamparino e gli Sprar piemontesi.
«Quello che si prepara è un disastro», sintetizza Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Immigrazione dell’Anci, l’Associazione dei Comuni italiani. «Se dimezzi i fondi dimezzi anche i servizi e visto che le espulsioni è impossibile farle, tutti coloro che verranno esclusi dal circuito dell’accoglienza rimarranno sul territorio. Alla fine a restare con il cerino in mano saranno i sindaci».
“Giovedì pomeriggio nella sede romana dell’Anci si è tenuta una riunione straordinaria alla quale oltre ai rappresentanti dei sindaci hanno partecipato anche il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, il grillino Giuseppe Brescia, e il capogruppo di Forza Italia nella stessa commissione Paolo Sisto. Scopo dell’incontro: prevedere cosa potrebbe accadere in futuro. Non è servito molto tempo ai presenti per capirlo e fare due calcoli. Secondo alcune stime la cancellazione della protezione umanitaria, prevista dal decreto sicurezza, provocherà solo nel 2019 almeno 50mila irregolari in più, mentre sono stati calcolati in oltre 280 milioni di euro i costi annui che ricadranno sui servizi sociali e sanitari dei Comuni. «Serviranno per assistere i soggetti più fragili che in futuro non avranno più l’assistenza di cui godono oggi con l’accoglienza. Stiamo parlando per lo più di disabili, persone con disagio psichico e famiglie», spiega Biffoni.”
«Sembra irrealistico che possano essere rimpatriate. Quindi staranno per le nostre strade in balia dei criminali o nel migliore dei casi impiegati nel lavoro nero», ha commentato l’assessore all’Immigrazione Monica Cerutti al termine di una riunione alla quale era presente anche il governatore Sergio Chiamparino. «Con l’aggravante che se prima i centri Sprar accompagnavano queste persone in un percorso di inclusione, ora diverse migliaia di migranti non avranno più punti di riferimento».
Scrive Carlo Lania: “Finirà che se mai verranno assunte 10 mila nuove unità nelle forze dell’ordine, come promette Salvini, probabilmente serviranno per rispondere alle esigenze di sicurezza create dal decreto e dai tagli all’accoglienza. Per evitare che questo accada l’Anci ha già presentato una serie di emendamenti al decreto in discussione al Senato nei quali si chiede che sia obbligatorio il consenso dei sindaci per l’apertura di nuove strutture di accoglienza, che continuino a trovare ospitalità negli Sprar i richiedenti asilo vulnerabili e le famiglie con minori e, infine, che si aumentino i posti della rete Sprar.”
ilfattodicalabria.it riporta il documento inviato dai Presidenti delle Province di Cosenza e di Crotone, dai 77 sindaci e dai 42 enti gestori dei progetti Sprar ai parlamentari calabresi, al Presidente della Regione Calabria, Mario Oliviero, all’assessore regionale Angela Robbe e al Presiddente di Anci Calabria Gianluca Callpo: “A nostro avviso, il ridimensionamento dello Sprar, che ha garantito in questi anni percorsi virtuosi, riconosciuti trasversalmente da esponenti di tutte le principali forze politiche ed anche a livello europeo considerato un modello di “eccellenza”, determinerà il rischio, concreto, che molti migranti siano indirizzati all’interno di centri di accoglienza gestiti da privati che, come le cronache degli ultimi anni ci hanno raccontato, non offrono servizi adeguati e sono caratterizzati da gestioni poco trasparenti, e dove il ruolo dell’Ente locale e quindi dell’intera comunità locale è pressoché nullo!”
Tra le dichiarazioni che si trovavano ieri sui media, quella del sindaco di Bologna Virginio Merola su larepubblica.it: “Con il decreto sicurezza si diffondono odio e insicurezza, eliminando il sistema Sprar per accogliere i nostri rifugiati”. “A Bologna su 55 Comuni della provincia quasi tutti hanno accolto un piccolo gruppo di rifugiati. La parola d’ordine è integrazione. Caro Salvini, grazie a Minniti è finita l’emergenza, hai risparmiato 1 miliardo, ora usali per l’integrazione”. Lo riporta larepubblica.it (pagina di Bologna).
E del sindaco di Latina Damiano Coletta su latinatoday.it e latinaquotidiano.it: “Il ridimensionamento del sistema Sprar è un colpo mortale alla gestione dell’accoglienza e delle nostre città. Bisogna parlare ai cittadini perché la percezione del problema è falsata. Il ridimensionamento dello Sprar rende vera questa percezione. Salvini mi ricorda Johnny Stecchino che diceva che il problema di Palermo era il traffico, anziché indicare i veri problemi”.
Il Quotidiano di Calabria di sabato riferisce (oltre ai siti ildispaccio.it e giornaledicalabria.it) dell’incontro, alla Regione Calabria, tra gli Sprar della provincia di Reggio Calabria.
“Durante l’iniziativa in cui sono intervenuti il delegato dalla presidenza regionale per le politiche sull’immigrazione Giovanni Manoccio, il responsabile regionale Anci all’Immigrazione e alle politiche dell’accoglienza Stefano Calabrò e Alessandro Gordano, portavoce degli enti gestori Sprar della Provincia di Cosenza, è stato anche sottoscritto un documento indirizzato alla Presidenza della Regione con cui si chiede un sostegno in difesa delle attuali strutture d’accoglienza che con il decreto Salvini rischiano di essere smantellate”
“Il coordinamento ha anche chiesto alla Regione, alla deputazione calabrese e all’Anci Calabria di farsi interpreti e portavoce di questa battaglia di civiltà contro un sistema che ha dimostrato di essere dal 2002 la miglior soluzione per affrontare il fenomeno dei migranti e per realizzare realmente l’integrazione e l’accoglienza”.
Questa mattina su Radio 1 durante la trasmissione 6 su radio 1, con Giovanni Acquarulo, il programma che racconta la cronaca, la politica, la società e il costume con interventi in studio e ospiti in collegamento, il Sindaco Francesco Maragno parla dello Sprar di Montesilvano:
E’ poi Angelo Moretti, coordinatore della Caritas di Benevento, a raccontare a Avvenire la missione del Camper “Ventotene”. Scrive l’inviato al Festival Sabir Paolo Lambruschi: “Anche Moretti ha una quota 100 da raggiungere, è il numero di piccoli comuni che girando l’Italia in camper vuole convincere ad aderire al manifesto. Spiegando che nel Beneventano con l’arrivo di migranti sono calati i reati ed è cresciuto il benessere grazie alla rinascita delle campagne e del turismo.” E racconta dei due Comuni visitati nel percorso che da Benevento li ha portati al Festival Sabir: «Qui in Sicilia – spiega – ci siamo fermati in due comuni. Ci siamo resi conto che parlando nei territori con le persone che vivono nei piccoli comuni e, che sono soprattutto anziani, è possibile convertire le paure in sogni. Non è difficile, serve tempo. A Campofelice e Scillatro abbiamo fermato il camper in piazza e abbiamo spiegato il nostro progetto che non è un servizio ai migranti, ma un modo diessere. Allora le posizioni di rifiuto netto e chiusura cambiano perchè diventano un modo di realizzare il sogno di quella comunità. Campofelice ha case per 2.000 abitanti e ci vivono in 500. È desolante per chi ci sta. Vedere i campi tornare a vivere e le case riaprirsi è un dogno, far capire loro che è possibile innestare energie vitali senza pericoli per le tradizioni e la sicurezza scioglie la cortina di sospetto creata dalla narrazione che circola su media e social. Per Moretti il sogno oggi è a rischio per il taglio allo Sprar. «Aumenterà l’insicurezza aprendo i mega centri previsti dal decreto delle periferie e marginalizzerà i migranti. Abbiamo incontrato un ragazzo che ha fatto l’Erasmus a Cordoba in Spagna. Lì ha capito che doveva ritornare alle tradizioni della sua terra e ora coltiva le albicocche a Scillatro. Ma è solo e avrebbe bisogno di migranti perché non trova italiani»
Oggi Moretti, intervistato da la Repubblica, racconta l’esperienza dei comuni Welcome, che aderiscono allo Sprar: «Nei 12 Comuni che hanno accolto piccoli gruppi di migranti con il sistema Sprar, utilizzando cioè i fondi messi a disposizione l’accoglienza, i paesi sono rinati. Abbiamo aperto cooperative tra italiani e stranieri, i bambini hanno ripopolato le scuole deserte». Chiede Maria Novella De Luca: I migranti fuori dai mega centri di accoglienza e i “matti” fuori dalle cliniche? Risponde Moretti: «Sì. Perché nei “Cas” gli stranieri sopravvivono senza un lavoro, senza dignità. Così come chi viene confinato in una clinica pagata dallo Stato. Ma sul fronte dei migranti adesso il decreto anti-Sprar di Salvini spazzerà via tutto». Il rischio? «Una bomba sociale. I migranti verranno di nuovo stipati nei centri di accoglienza, alla mercè del peggior caporalato. L’ obiettivo è riportare tutto sotto il controllo del ministero dell’Interno, emarginando i Comuni che gestiscono gli Sprar».
La lettura della missione del Camper fatta da La Verità. Scrive Francesco Borgonovo: “L’obiettivo dei Welcome è chiaro: vogliono esportare il modello Riace nel maggior numero di città possibili. A questo scopo, hanno allestito un camper che, nelle prossime settimane, farà tappa in cento località, onde fare proseliti e spingere i vari amministratori ad aderire alla rete Sprar, proprio come ha fatto Mimmo Lucano. La logica è la seguente: visto che nel nostro Paese ci sono circa 5000 Comuni a rischio spopolamento, bisogna che tutti questi si mettano ad accogliere gli stranieri. Così, tramite il sistema Sprar arriveranno soldi pubblici destinati all’accoglienza e si potrà creare un’economia basata sulla presenza di migranti. Ovviamente, tutto ciò dovrebbe servire anche come forma di opposizione al governo. Angelo Moretti della Caritas, infatti, considera pericolosissime le politiche di Salvini e spiega: «Quello che ci preoccupa è che i Comuni non reagiscano, oggi più che mai bisogna reagire per non farlo diventare legge e bisogna reagire prima di tutto aderendo in massa al sistema Sprar». Già, bisogna reagire replicando ovunque il business dei profughi (o presunti tali), in modo che le piccole città possano vivere di assistenzialismo e che la Caritas medesima continui a incassare.”
Il Corriere della Sera (Brescia), Il Giornale di Brescia, Avvenire e BresciaOggi fanno il resoconto della manifestazione di sabato a Brescia a sostegno dell’accoglienza.
Avvenire riferisce dall’assemblea pubblica, organizzata per sabato 20 pv da Ciac, il Centro Immigrazione Asilo Cooperazione di Parma, per informare e sensibilizzare sulle misure del decreto Immigrazione. Scrive Avvenire: “Il progetto Terre d’asilo, in particolare, lanciato nel 2003, nel 2004 è entrato a far parte dello Sprar” Dice Ciac: «Il decreto del Governo mira a smantellare di fatto lo Sprar, unico strumento capace di inserire le persone nella società sin dal loro arrivo, attraverso percorsi condivisi con le realtà locali. I richiedenti asilo non potranno più accedere a questo sistema, e si troveranno costretti in “parcheggi” come i Cas (Centri di accoglienza straordinaria), non in grado di costruire un futuro per loro».
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