Venti ritratti di rifugiati con le loro storie arrivano a Napoli per raccontare la loro identità

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Dal 25 ottobre al 23 novembre, per la prima volta, il Palazzo delle Arti di Napoli (PAN) ospiterà la mostra “Io sono” di Luisa Menazzi Moretti.

Alla mostra verranno esposti venti ritratti fotografici di rifugiati e richiedenti asilo, accompagnati dalle loro storie, raccontate alla stessa artista che per mesi li ha incontrati e ascoltati nei centri di accoglienza.

Ogni protagonista ha con se un oggetto particolarmente evocativo e rappresentativo della sua esperienza, unica e drammatica: dal sasso dipinto di Muhamed sfuggito alla lapidazione, alla candelina azzurra di Joy che celebra il primo compleanno di suo figlio sfuggito dalla persecuzione di Boko Haram.

Afghanistan, Pakistan, Siria, Nepal, Libia, Gambia, Nigeria, Senegal, Egitto, Congo, Mali, Costa d’Avorio, Eritrea ed Etiopia: sono molti i paesi da cui provengono i protagonisti di questo lavoro che ha coinvolto le persone accolte nei progetti SPRAR della Basilicata, promossi dalla Provincia di Potenza e dal Comune di Matera. Paesi, storie e persone diverse, accomunate però dalla speranza di una vita migliore e dal rifiuto di tutto ciò che è violenza e sopraffazione.

Ho incontrato persone arrivate nel nostro Paese alla ricerca di una vita migliore – spiega Luisa Menazzi Moretti in un articolo del 17 ottobre su Ilmattino.it – Insieme a moltissime altre sbarcano e si confondono nell’indistinto afflusso di uomini e donne senza volto e senza storia. Non sappiamo nulla di loro. Da dove vengono, chi sono? Li vediamo da lontano. In televisione, su internet, paiono tutti uguali”.

L’artista, con questa mostra, vuole dare quindi un’identità ad ognuno dei migranti, tentando di suscitare empatia e comprensione.

C’è nel nuovo razzismo, forse ancora più accentuatamente che nel vecchio”– ha affermato il sindaco di Napoli Luigi de Magistris sempre su Napolimagazine.it  – “una spinta alla cancellazione dell’identità individuale, ma anche culturale e sociale dell’immigrato; una sottrazione cui corrisponde l’imposizione surrettizia di una identità che serva da giustificazione all’emarginazione, alla discriminazione, alla separazione. Perché il nuovo razzismo non vuole l’espulsione di massa degli immigrati: sono utili come forza lavoro ma devono essere tenuti in condizioni di marginalità, contrassegnati con un marchio, sia pure soltanto virtuale, che segnali la loro diversità e consenta di scaricare su di loro, come ha sempre fatto il razzismo, la paure, le frustrazioni, le nostre insoddisfazioni. La mostra “Io sono” di Luisa Menazzi Moretti compie un’azione opposta, smonta il pregiudizio, restituisce individualità e umanità alle persone ritratte, ci aiuta a liberarci dell’inganno, contro il razzismo ed ogni forma di apartheid. Benvenuta dunque a Napoli, città di emigranti e di immigrati di ieri e di oggi e che perciò deve mostrarsi vigile e combattiva nei confronti del razzismo, nel nome di un’antica storia di inclusione, di accoglienza, di apertura alla conoscenza”.

Tra le storie raccontate da Luisa Menazzi c’è quella di Tresor venuto dal Congo con i suoi tre bambini, ma uno l’ha perso durante la traversata, o quella di Adama, che ha solo diciotto anni e viene dal Senegal dove lo zio l’ha promessa sposa a un suo amico molto più vecchio di lei. E poi c’è Ahmad che con la moglie e i sei figli sono fuggiti insieme dalla guerra in Siria, trovando rifugio dapprima in Turchia e poi accolti in Italia come rifugiati: “La vita non dovrebbe essere così dura come lo è stata per i miei figli. Per nessuno. Mi avevano proposto di andare in Olanda, Svezia, Svizzera, Germania… ma noi abbiamo scelto l’Italia perché siamo convinti che sia molto bella”.

Il progetto comprende, oltre alla mostra, anche un libro dal titolo “Io sono” e un video che ha ricevuto il premio “One Eyeland, Bronze.

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All’inaugurazione di Napoli, oltre all’artista, saranno presenti Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Nicola Valluzzi, Presidente della Provincia di Potenza e Daniela Di Capua, Direttrice del Servizio Centrale dello SPRAR.

La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, è stata prodotta da Fondazione Città della Pace per i Bambini Basilicata, Cooperativa Sociale il Sicomoro e Arci Basilicata.

Visita il sito dell’artista: http://www.luisamenazzimoretti.it/

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