ilfattoquotidiano.it fa un resoconto della posizione di tanti Comuni italiani che hanno espresso con mozioni e ordini del giorno la contrarietà al decreto 113/2018, convertito in legge (132/2018). Scrive il fatto quotidiano: “Da Milano all’ ultima aggiunta di Roma, da Parma e Firenze fino a Palermo”. “L’Anci annuncia un osservatorio sull’ impatto sociale ed economico: “Rischiamo maggiori spese per 280 milioni l’ anno”. “La nostra Commissione immigrazione ha approvato all’ unanimità un documento in cui sono evidenziate le principali criticità del decreto”, spiega a ilfattoquotidiano.it il presidente Antonio Decaro . Fra i membri ci sono sindaci, assessori e consiglieri di tutta Italia. Come Silvana Romano , assessora a Gorizia in giunta di centrodestra, o Laura Baldassarre , assessora alla Persona, scuola e comunità solidale del comune di Roma”
repubblica.it riferisce le parole (anche in video) del ministro Salvini in audizione davanti la Commissione Shengen:” “Ricordo che il decreto sicurezza non è retroattivo: quindi tutti i percorsi Sprar iniziati vanno a compimento. Non si butta fuori nessuno la notte della vigilia di Natale: chi è nello Sprar arriva alla fine del percorso Sprar, se uno ha ancora un anno sta lì un anno”.
Il Foglio pubblica un reportage al progetto Sprar di Ponte di Nona a Roma. Scrive: “Il sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati, il cosiddetto Sprar, è l’ unico modello da seguire”, ci ripete l’assessore alle Politiche Sociali Laura Baldassarre, nei giorni di polemica ad alta e bassa intensità con Matteo Salvini e il suo decreto (compreso una mozione, votata martedì in Campidoglio che chiede al Viminale di riflettere “su gli effetti in concreto del provvedimento”). Per capire che significhi in concreto, basta entrare in uno dei tre edifici in mattoni arancioni, infissi in ferro e pannelli solari sui tetti, del centro “Bakhita” a Ponte di Nona, estrema periferia est della Capitale. In questo Sprar, in questa struttura che il comune ci consente di visitare, vivono venticinque famiglie in altrettanti appartamenti. Ci sono nigeriani, egiziani, siriani, armeni, libici, persino una famiglia venezuelana. Dei settantaquattro ospiti, trentacinque sono bambini, ma ci sono anche coppie senza figli e nuclei famigliari formati invece da un solo genitore. Gli adulti studiano l’ italiano e cercano lavoro, mentre i bambini vengono inseriti nelle scuole del quartiere. Una riduzione della possibilità di accesso allo Sprar, ci spiega l’ assessore Baldassarre, non potrebbe che avere l’ effetto di far pesare i costi dell’ accoglienza sugli enti locali. Che sono già in difficoltà. E potrebbe avere ricadute inim maginabili, e persino di segno opposto al “rigorismo” che il decreto Salvini intende (teoricamente) imporre in tema d’ immigrazione. “In questo momento”, spiega Baldassarre, “viene assicurata non solo l’ accoglienza, ma vengono messi in opera anche tutti quei servizi fondamentali all’ integrazione e all’ inse rimento sociale di queste persone”. Senza, che accadrebbe? Meno integrazione significa più guai: disperazione, emarginazione, criminalità.” “Questo sistema ci consente anche di programmare l’ accoglienza”, ci spiega l’ assessore Baldassarre. Consente ai comuni di non esserne sopraffatti. “I numeri sono chiari in partenza e ciò permette di garantire un’ accoglienza diffusa su tutti i territori del paese e della regione”. Ma se funziona perché stravolgere tutto? Per ideologia? Propaganda? Esibizione muscolare?
il manifesto pubblica un articolo dall’inviato a Sessa Aurunca, comune in provincia di Caserta, che racconta dello Sprar locale all’indomani della conversione in legge (132 /2018) del decreto Immigrazione (113/2018). Scrive il quotidiano: “Lo Sprar fitta tre appartamenti, ognuno destinato a un singolo nucleo familiare, più un’ abitazione per sei persone, due per stanza.” “Lo Sprar fornisce agli ospiti un buono per fare la spesa così si cucinano da soli nell’ appartamento, poi hanno 15 euro di pocket money a settimana e un contributo extra per il vestiario, fanno corsi di italiano per poter prendere la licenzia media ma chi vuole continua. I minori vanno a scuola, gli adulti fanno corsi di inserimento al lavoro che a Sessa ruota intorno alle aziende agricole: pesche d’ estate, ulivi, viti e mele d’ inverno”
corriere.it sulla mozione votata a Roma. Riporta le parole dell’intervento della prima firmataria Maria Agnese Catini (m5s): «Il decreto potrebbe avere effetti devastanti sul territorio, va a smantellare il circuito Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di cui siamo orgogliosi perché prevede concentrazioni minime, distribuzione equa e percorsi di inclusione»
Il Corriere Adriatico scrive che il presidente di Anci Marche “Maurizio Mangialardi, come sindaco di Senigallia, aveva espresso dure critiche al Decreto sicurezza, secondo lui «ispirato dal cinismo, con l’ irresponsabilità di chi alimenta ad arte la xenofobia per specularci politicamente», soprattutto nella parte che «prevede l’ eliminazione della protezione umanitaria, con un inevitabile aumento del numero degli stranieri irregolari». Molto grave, per Mangialardi, «il depotenziamento degli Sprar, sistema di accoglienza diffusa gestito dai Comuni».
Diversi siti web riportano la dichiarazione di Luigi Di Maio a “Stasera Italia”, trasmissione di Rete4: “Nel decreto sicurezza ci siamo accertati che si facessero due cose: che gli Sprar rimanessero aperti e che il sistema delle cooperative debba rendicontare tutti i soldi che prendono: c’era un business sull’immigrazione. Il sistema dell’accoglienza non deve essere un business ma deve garantire l’accoglienza delle persone e ci riusciremo”
Il Cittadino racconta la vicenda di una donna nigeriana , con permesso umanitario fino al 2020, che insieme alla sua bambina di otto mesi è uscita dal Cas di Meleti che le ospitava, ma non potendo entrare nello Sprar, riservato a rifugiati e minori non accompagnati, si è trovata per strada. Scrive il Cittadino: “il caso è letteralmente arrivato alla porta del Consorzio dei Servizi alla Persona di Lodi e del presidente Giancarlo Cordoni, dato che, in cerca di una soluzione di emergenza, la donna e il piccolo sono arrivati nella sede di Lodi dell’ azienda consortile. «Ci siamo attivati immediatamente per capire come poter aiutare questa donna, perché davanti a situazioni del genere non ci si può voltare dall’ altra parte – sottolinea Cordoni – : parliamo di una madre con un bambino di otto mesi, senza un tetto. Abbiamo cercato una soluzione temporanea, ricontattando la coop, per chiedere disponibilità ad un’ accoglienza tampone. Intanto però abbiamo sentito il sindaco di Meleti, che si trova nella condizione di molti altri sindaci, ovvero con strutture di accoglienza sul territorio arrivate senza concertazione e che oggi si trovano a dover fronteggiare vere e proprie emergenze sociali». “La Prefettura di Lodi, contattata nel pomeriggio, ha chiarito che «i Cas sono strutture per i richiedenti protezione internazionale per cui non può essere ospitato chi ha ottenuto il titolo, come è il caso della signora. Dopo un periodo di proroga, molto stretto, deve lasciare la struttura, perché altrimenti saremmo in violazione della legge 142 del 2015». Che gli stranieri potessero restare nei Cas solo in attesa della risposta della commissione, era insomma noto, «ora gli Sprar non accolgono più i titolari di permessi umanitari e tutte le prefetture stanno chiedendo delucidazioni su come procedere. Oggi non siamo in condizione di assicurare un’ accoglienza, anche a dei minori, se accompagnati: hanno dei genitori che devono provvedere al loro sostentamento, senza contare che anche il sistema dello Sprar è temporaneo e ha un termine, oltre il quale i soggetti devono rendersi autonomi. Lo Stato interviene in caso di minori non accompagnati».
Roma Today.it riprende le parole del consigliere comunale di Roma Stefano Fassina all’indomani della mozione approvata dal consiglio comunale che chiedeva la sospensione del decreto.“Anche l’Anci, che rappresenta i Comuni italiani, ha preso posizione contro questo decreto. Ad oggi, con tutti i limiti e le contraddizioni che conosciamo e con la necessità di limitare i flussi migratori, il sistema degli Sprar distribuito sul territorio ha funzionato. Il dl Sicurezza ridimensiona moltissimo questi centri. Una parte dei migranti che stava negli Sprar rimarrà in giro per la città, con dei problemi molto seri da gestire per i Comuni. L’Anci ha stimato che ci vorranno 200 milioni di euro in più per i comuni per gestire questo problema.“
Famiglia Cristiana pubblica un articolo sul lavoro nero in Italia. Parla il presidente del patronato Acli Emiliano Manfredonia: «Per non parlare del fatto che vi sono tutta una serie di norme approvate dal decreto sicurezza che porteranno almeno centomila richiedenti asilo a essere irregolari. Non potendo più godere dei programmi Sprar di protezione umanitaria diventeranno manodopera facile ed entreranno nelle fila del lavoro nero».
varesenews.it riferisce che Francesca Ciappina a nome del gruppo Pd presenta una mozione al Consiglio comunale di Varese per chiedere tra l’altro, come hanno già deliberato tanti altri comuni, l’ampliamento del sistema di accoglienza SPRAR
L’Unione Sarda torna sulla questione Cpr di Macomer. Il sindaco Antonio Soccu:” «Se nel nuovo bando annunciato dalla Prefettura per la gestione del Cpr ci fossero modifiche sostanziali rispetto ai patti sottoscritti, la nostra opposizione sarà dura e decisa». “Vigileremo perchè si realizzi una struttura di eccellenza e non un lager, dove siano rispettate le due conchzioni che abbiamo sempre posto: sicurezza massima per la popolazione e rispetto della dignità degli ospiti». “Altro punto importante di cui il ministero e la Regione devono tener conto, riguarda l’adesione al sistema Sprar (accoglienza diffusa), che assieme al Cpr ci libera da eventuali centri di accoglienza quali i Cas”. Un boxino ricorda che 7 comuni su 10 (si deduce che siano della provincia di Nuoro: sicuramente Nuoro e Austis e poi nell’Unione di Comuni Marghine ci saranno gli altri).
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