Ieri L’Eco di Bergamo riferiva che il Consiglio comunale di Bergamo ha votato una mozione, chiedendo la sospensione del decreto immigrazione e, in ogni caso, modifiche al provvedimento,
Oggi La Stampa riporta che a Torino, la consigliera comunale Elide Tisi (Pd) ha presentato un ordine del giorno che “chiede al governo di sospendere gli effetti del decreto Salvini, che metterebbero a rischio i progetti di accoglienza. Il Pd chiedeva un voto che fosse un segnale chiaro al governo.”
La votazione in Consiglio ci sarà lunedì prossimo. Continua La Stampa: “A dirsi «preoccupata per i rischi con l’applicazione del decreto anche in termini di legalità e di ricadute sulla città» è stata l’assessora al Welfare Sonia Schellino, seguita dal suo collega alla Sicurezza Roberto Finardi. Il consigliere Cinquestelle Damiano Carretto ha detto che «gli enti locali sono sacrificati sull’altare di una campagna elettorale di una forza politica» e ha paventato il rischio che, se i progetti di integrazione verranno abbandonati, potrebbero esserci nuove occupazioni e sul modello del Moi che faticosamente si sta cercando di svuotare.”
E ancora: “La capogruppo M5S Valentina Sganga ha preso tempo chiedendo di rimandare la decisione, anche di pochi giorni, in attesa di numeri precisi sull’emergenza: «Per non votare un documento ideologico, restiamo sulla concretezza dei numeri».” La proponente Pd ha rifiutato tale rinvio, ma dello stesso parere (di non rinviare) è anche Maura Paoli, consiglere M5S: “«La miopia del decreto Salvini porterebbe a distruggere misure di accoglienza che invece andrebbero potenziate»
A Brescia invece sabato prossimo ci sarà, organizzata dal Forum del Terzo settore, dal coordinamento provinciale Sprar e Consulta per la Pace, con l’adesione di un centinaio di realtà associative e con il sostegno del Comune di Brescia, una marcia a sostegno dell’accoglienza cui è stato dato il nome “Restiamo umani”. Lo riferiscono Il Corriere della Sera (edizione di Brescia) e BresciaOggi.
Scrive Il Corriere: ”I richiedenti asilo o protezione umanitaria ospitati nelle strutture bresciane sono 2.600 (erano 2800 a maggio): 420 nei progetti di seconda accoglienza degli Sprar, 2.180 nel centri di accoglienza straordinaria, stando all’ultimo bando della prefettura (che prevedeva fino a 3600 posti). Numeri che da soli (i richiedenti sono l’1,5% del totale degli immigrati e un cinquecentesimo della popolazione complessiva che vive in provincia) dovrebbero bastare a ridimensionare la sensazione di invasione che invece viene spesso propagata e che viene percepita dalla popolazione. «Vogliamo mostrare il volto della Brescia che accoglie — ha sottolineato l’assessore (del comune di Brescia, ndr) alle politiche sociali con delega all’associazionismo Marco Fenaroli — Spesso ci soffermiamo sui richiedenti asilo ma nella nostra città vivono 38 mila cittadini stranieri: nel 1990 erano meno di duemila».” E più avanti: “Antonio Trebeschi, sindaco di Collebeato e alla guida del Coordinamento Sprar, ha ricordato che a Brescia il modello di accoglienza diffusa ha dimostrato di funzionare e che negli anni si è passati da 3 a quasi trenta Comuni coinvolti nel sistema Sprar. «I Comuni chiedono si vada avanti in questa direzione — ha detto — nella consapevolezza che i grandi numeri (di immigrati nei centri di accoglienza) possono avere un impatto negativo su Comuni, servizi, appetiti criminali. Sembrava ci fossero aperture in tal senso, oggi l’impressione è che con il decreto sicurezza questo processo sia stato fermato o quanto meno rallentato. Diverse domande di Comuni per progetti Sprar sono infatti ferme al ministero»”. “«Con queste norme – ha sottolineato Fenaroli -, invece che risolvere i problemi si rischia di esasperarli, facendo aumentare a dismisura il numero di persone senza permesso di soggiorno». Non solo, per Fenaroli il dibattito è anche falsato dal fatto che da sei anni a questa parte in Italia non è permesso entrare per motivi di lavoro e si alimenta il tentativo di utilizzare altri canali di ingresso.” Il Corriere segnala poi l’iniziativa di petizione www.europaasilo.org promossa da decine si associazioni.
ilmessaggero.it (pagina di Viterbo) si chiede dove siano finiti i migranti presenti nei centri di accoglienza, che ne ospitano ora la metà rispetto all’anno scorso. Scrive il giornale: “Il motivo è presto detto: la Prefettura sta allontanando dalle strutture i migranti che hanno ottenuto la protezione internazionale. Migranti che invece sinora – per prassi consolidata dall’inizio del fenomeno – rimanevano nei Cas finché non venivano inseriti negli Sprar, i circuiti di accoglienza dei comuni. Dove finiscono? Molti in strada, non avendo un lavoro, una casa né fonti di sostentamento. Dal Palazzo del Governo hanno prima nominato i gestori dei centri di prima accoglienza come ufficiali giudiziari, poi hanno iniziato a inviare mail: Si comunica che il richiedete asilo è dimesso dal centro di accoglienza. Pertanto, il responsabile del centro ne dia comunicazione, in lingua conosciuta al cittadino straniero, ovvero in inglese, francese o spagnolo. C’è, però, possibilità di presentare ricorso al Tar entro 60 giorni.”
Su corrieredelmezzogiorno.it editoriale di Leonardo Palmisano, professore di Sociologia urbana all’Università di Bari), dal titolo “Quale modello di accoglienza”. Scrive Palmisano: “Ora, i Cas da straordinari sono diventati ordinari, come tante cose italiane, e non sono certo il sistema più piacevole per chi vi soggiorna e per la cittadinanza italiana che li contorna. Perché possono essere aperti da un qualunque privato con una mediazione diretta con le prefetture, senza passare attraverso le amministrazioni comunali o la popolazione locale. Se la riduzione dei Cas fosse accompagnata a uno stimolo al sistema degli Sprar (sistema che prevede il coinvolgimento del territorio e dei sindaci), potremmo dire di essere dentro una direzione accogliente che crea i presupposti per l’integrazione sociale dei richiedenti asilo. Non è così, perché i residenti nei Cas vengono trasferiti nei Cara, come quello di Bari, dentro i quali la forte concentrazione demografica e una gestione discutibile, quando non illegale, della macchina favorisce, nei fatti, insediamenti criminali organizzati. Evidentemente più si concentra popolazione in condizione di bisogno, più cresce la risposta informale ed illegale, con costi sociali ed economici molto forti, con un inasprimento delle relazioni sociali tra italiani e stranieri, soprattutto laddove i centri di accoglienza sono dentro un sistema sociale ed economico affetto dalle mafie. Allora, conviene riflettere a fondo sulla necessità di chiudere i grandi centri e di promuovere sistemi micro, locali, integrabili nel tessuto popolare come germe di un rinnovamento demografico graduale, civile, lungo nel tempo, quindi sostenibile ed economicamente più vantaggioso per tutti gli attori in campo.”
Corteo anche a Benevento, sempre per sabato prossimo, organizzato dal Collettivo Studentesco Clandestinamente contro il decreto Immigrazione e Sicurezza. Ilquaderno.it annuncia per oggi una riunione per “discutere delle motivazioni alla base della protesta ed avviare un confronto con il mondo del volontariato cattolico, dell’associazionismo, degli operatori dell’accoglienza sui veri modelli di integrazione e di inclusione sociale dei centri Sprar e del modello dei Comuni in Welfare messo in atto dal Consorzio il Sale della Terra.” Ha aderito Caritas Benevento.
la Repubblica (edizione di Napoli) riferisce invece dell’assemblea promossa dalle associazioni “3 febbraio” e “La Comune”, in vista dell’incontro “di Roma di domenica che servirà a preparare la manifestazione nazionale prevista per il 10 o 17 novembre”. Scrive la Repubblica: “Giampaolo Mosca del centro sociale ex Canapificio di Caserta lancia l’allarme: «Il decreto Salvini creerà solo insicurezza, conflitti sociali e più immigrati irregolari. A Caserta già non stanno rinnovando i permessi di soggiorno». Fabio D’Auria dell’associazione 3 febbraio entra nel merito: «Salvini vuole aumentare i centri di accoglienza straordinari a scapito dell’accoglienza migliore che si fa negli Sprar».”
Infine due storie che raccontano i percorsi di integrazione di due giovani. E’ rhonews.it a proporle (per leggerle cliccate qui).
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