Bisacquino: «Il pane afghano»

Buone Storie

«Piccolo Mobeen, bambino afghano nato nella guerra, simbolo del coraggio dei tuoi genitori di partire, fuggire dalla vostra casa, da tutto ciò che vi era familiare, mossi dall’istinto di sopravvivenza. Sei salvo, hai un futuro, come tuo fratello e le tue sorelle che potranno riscattarsi da un destino che in Afghanistan tocca a molte ragazze e donne come loro e tua madre! Sarai un uomo e sarai libero, libero di studiare, libero di realizzare tutto ciò che il tuo piccolo cuore desidera!

Quando le tue dolci fossette saranno ricoperte dalla barba di un uomo, noi per te saremo un ricordo sbiadito, ma abbiamo fatto parte della tua vita e tu della nostra!

Che Dio, il nostro o il vostro Dio, non fa differenza, vi accompagni nel vostro cammino e vi dia serenità, una vita libera e prospera. Ogni incontro arricchisce, ogni incontro non è casuale, ogni incontro traccia un segno che non va più via!». Rossella Montalbano è una psicologa, lavora nel progetto Sai del Comune di Bisacquino da tempo. Ѐ sposata, ha figli, ma con quei cinque bambini afghani ha stabilito una relazione particolare, specie col più piccino, Mobeen.

Hafizollah e Froozan, i genitori di Mobeen, hanno deciso di raggiungere fuori Italia alcuni parenti e così se ne sono andati, lasciando a Bisacquino un piccolo vuoto colmato solo dalla gioia di saperli finalmente al sicuro e liberi di vivere la loro vita personale e familiare, ricostruita dal dolore durante il soggiorno nel piccolo comune in provincia di Palermo.

L’ultimo gesto di Hafizollah e Froozan prima di partire: un pezzo di pane ed una serie di lettere. Hanno scritto a tutti, parlando del loro vissuto a Bisacquino, ringraziando, riconoscendo, augurando.

A partire da Rossella, alla quale hanno offerto con una mano un pezzo del loro pane e con l’altra il loro cuore sotto forma di parole: «Sapere che il profumo del nostro cibo è ancora presente nella tua casa ci riempie il cuore di gioia. È bello pensare che un pezzo della nostra cultura e delle nostre tradizioni rimarrà con te anche dopo la nostra partenza. Quei profumi rappresentano i momenti condivisi, le risate, le conversazioni e l’amicizia che abbiamo coltivato in questi mesi. Speriamo che ogni volta che sentirai quei profumi, ti porteranno bei ricordi del tempo trascorso insieme. Anche noi porteremo con noi il ricordo dei sapori e degli aromi della tua cucina e della tua ospitalità. Grazie per aver apprezzato e accolto non solo noi, ma anche la nostra cucina e la nostra cultura. È stato un vero piacere condividere questi aspetti della nostra vita con te».

 

Il progetto del Sistema accoglienza integrazione-Sai del piccolo comune del welcome del sindaco Tommaso Di Giorgio, gestito dal Consorzio “Sale della Terra”, non è nuovo a questi piccoli-grandi momenti intensi nel processo di accoglienza: Bisacquino è infatti il luogo dove per la “vestizione du bambineddu”, un rito che si ripete dal 1400 ogni anno il 6 gennaio, quest’anno è stato scelto Benjamin, un bimbo di nazionalità nigeriana e pochi mesi fa il progetto è uscito con un plauso dal monitoraggio periodico ministeriale.

Il Sai ha catalizzato la coesione sociale dei bisacquinesi che hanno abbracciato e sostenuto ogni nuova famiglia arrivata. Questo grazie anche alla équipe di operatori e operatrici del progetto, coordinati da Angela Natoli, ai quali Hafizollah e Froozan hanno rivolto un saluto accorato e grato: «Caro team Sai, vi scriviamo con il cuore pieno di gratitudine. Con il vostro instancabile impegno, avete acceso una luce di speranza nel cuore degli immigrati. Cara Angela Natoli, coordinatrice del progetto, la sua guida intelligente è stata il faro di questa squadra. A tutti gli operatori: Vita Rotolo, Giuseppe Caronna, Serena Bongiorno; Rossella Montalbano; Francesca Riggio; Maria Cristina Ragusa; Antonella Ragusa; Arianna e Vito, che ogni giorno aiutate gli immigrati con pazienza e saggezza, dico grazie di cuore. Un ringraziamento speciale va a Salvatore, il nostro stimato avvocato, che con competenza e dedizione ha difeso con fermezza i diritti degli immigrati. E un grazie particolare a Giuseppe Caronna, un amico che mi è stato vicino come un fratello. La tua presenza e il tuo sostegno sono stati preziosi per me. Voi non siete semplici impiegati, siete i salvatori di vite in cerca di un rifugio sicuro. Il vostro lavoro va oltre il dovere, è una missione umana. Ora che è arrivato il momento di salutarci, vorrei dire addio a ciascuno di voi con affetto. Sappiate che il ricordo di voi vivrà per sempre nei nostri cuori. Ogni sorriso, ogni parola gentile e ogni momento di sostegno che abbiamo ricevuto da voi rimarranno per sempre nella nostra mente e nel nostro cuore. L’impatto positivo che avete avuto nella nostra vita durerà per sempre. Con rispetto, immensa gratitudine e un cuore pieno di bei ricordi, vi abbracciamo».

Parole toccanti, ma anche precise, segno di un’analisi profonda di ogni momento di vita relazionale all’interno di un progetto Sai che non sempre è facile, immediata, scontata, ma che è frutto di un lavoro di scambio di energie: quelle di chi arriva e quelle di chi c’è. Accogliere impegna, farsi accogliere pure.

 

Parole altrettanto intense Hafizollah e Froozan le hanno rivolte ai fratelli e alle sorelle di progetto: «Cari amici immigrati Bisacquino: Michael e famiglia, Milad e famiglia, Faith e Jennifer, con il cuore pieno di emozioni, è giunto il momento di dirci addio. Il tempo trascorso insieme ci ha regalato ricordi indimenticabili e amicizie preziose. Ognuno di voi, con la vostra gentilezza e affetto, ha reso l’esperienza dell’immigrazione più calorosa e dolce per me e la mia famiglia. Auguro a tutti voi salute, felicità e successo. Spero che il cammino davanti a voi sia pieno di momenti felici e grandi risultati. Il vostro ricordo vivrà per sempre nei nostri cuori».

E il loro saluto affettuoso e grato, Hafizollah e Froozan non potevano farlo mancare alla scuola di Bisacquino: «Cari e stimati insegnanti, vi scriviamo con il cuore pieno di gratitudine e rispetto. L’anno scolastico 2023/2024, grazie ai vostri instancabili sforzi e ai vostri preziosi insegnamenti, è stato un anno ricco e indimenticabile nella vita di mia figlia, Fariha. Conoscervi è stato un grande onore e una gioia immensa per la nostra famiglia. La festa d’addio che avete organizzato per Fariha è una dimostrazione del vostro affetto e della vostra attenzione speciale verso i vostri studenti. Questo gesto bello e umano ha lasciato un ricordo dolce e indelebile nella mente della nostra famiglia. Vorrei ringraziarvi ancora una volta per tutto il vostro impegno, i vostri insegnamenti e il vostro affetto incondizionato durante l’anno scolastico passato, e anche per aver organizzato quella splendida festa d’addio».

La risposta della scuola non poteva mancare che hanno ringraziato Hafizollah e Froozan «Per le vostre parole di gratitudine nei nostri confronti. Abbiamo accolto Fariha con affetto e abbiamo cercato di farla sentire parte di una grande famiglia. Ci dispiace che debba lasciarci. Auguriamo a lei e a tutti voi buona fortuna e di poter trovare la serenità che tanto avete cercato», hanno scritto gli insegnanti.

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