Molte le testate che oggi riferiscono dell’audizione di ieri 19 novembre sul decreto immigrazione e sicurezza presso la commissione Affari costituzionali della Camera alla quale ha partecipato l’Anci.
Su Italia Oggi le parole espresse in audizione dalla presidente della commissione Immigrazione Anci, Irma Melini: «I sindaci lamentano il fatto di non essere stati minimamente sentiti nella stesura del dl. Da 20 anni il sistema Sprar garantisce accoglienza diffusa, ma il decreto sicurezza non aiuta questo sistema consolidato e, con gli sbarchi diminuiti e la fuoriuscita dall’emergenza, resta incomprensibile perché il governo voglia ridimensionare questa esperienza virtuosa per potenziare, invece, i Cas che rappresentano un sistema fatto da fondi pubblici a gestione privata che non rappresenta certo un risparmio di costi e che caricherà il sistema di assistenza sulle spalle dei comuni».
Laura Baldassarre, assessore alla persona, alla scuola e alla comunità solidale della Capitale, anch’essa presente in audizione alla Camera: «Attualmente sono in totale 1.604 le persone accolte nel sistema Sprar, di cui 419 con permesso umanitario e 422 richiedenti asilo».
Su Il Manifesto Riccardo Magi, deputato di +Europa e membro della commissione, ha dichiarato che «Siamo di fronte a un provvedimento socialmente pericoloso, oltre che incostituzionale in molte sue parti, che produrrà irregolarità, conflittualità sociale e marginalità, ledendo diritti fondamentali».
Su Il Corriere della Sera anche Giuseppe Brescia (M5S), che presiede la commissione Affari costituzionali della Camera, in merito al decreto sicurezza ribadisce le sue perplessità riguardo all’articolo 12 che: «esclude la possibilità di accesso alla rete Sprar dei richiedenti asilo. Cosa che potrebbe andare bene solo se gli arrivi non aumentassero e soprattutto ci fossero più rimpatri. Cosa difficile, visto che servono accordi bilaterali. Questo significa che crescerà a dismisura il problema degli irregolari che restano sul territorio, portando molti problemi nei nostri Comuni».
In audizione anche Filomena Albano, Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, che sentita dalla commissione riguardo la situazione dei minori stranieri non accompagnati e la loro situazione una volta dovesse entrare in vigore il decreto a Vita.it dice: «Estendere i permessi per ‘casi speciali’ ai minori stranieri non accompagnati che, divenuti maggiorenni, non abbiano altra forma di protezione». L’articolo continua ipotizzando che “se questa richiesta non fosse accolta in sede di conversione in legge del decreto, molti minori non accompagnati sarebbero a rischio: degli oltre 12mila minori non accompagnati presenti sul territorio nazionale, il 58,9% sta per diventare maggiorenne. In quanto minori hanno diritto a una tutela, ma qualora ricevessero il diniego di protezione internazionale, al compimento del 18esimo anno rischierebbero di non aver alcun titolo per restare legalmente in Italia, interrompendo così il percorso di integrazione avviato”.
Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri, intervistato da MicroMega online, «Il decreto millanta falsamente di portare maggiore sicurezza alla popolazione. In realtà è l’esatto contrario. Togliere i finanziamenti agli Sprar, che rappresentano il sistema di accoglienza condiviso coi Comuni, per incentivare le grandi strutture controllate dalla prefettura, diminuisce soltanto la sicurezza. Gli Sprar, infatti, non creano problemi sociali mentre i Car e i Cas sì».
In un articolo di ieri su Forlì Today si legge che anche la giunta comunale del comune di Forlì ha approvato un ordine del giorno relativo al decreto legge sicurezza. La richiesta del sindaco e della giunta al ministro dell’Interno è “di sospendere, in via transitoria e fino a conclusione dell’iter parlamentare, gli effetti dell’applicazione del Decreto Legge e di aprire un confronto con la Città di Forlì e con le Città italiane, per valutare le ricadute concrete di tale Decreto in termini economici, sociali e di sicurezza dei territori. La giunta, inoltre, ha espresso un “giudizio positivo” sul buon andamento del sistema di accoglienza Sprar, attuato nel comune di Forlì da oltre dieci anni, e che ad oggi coinvolge 38 adulti e 20 minori, per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata sul territorio”.
Su Avvenire (ma anche larepubblica.it, ilmessaggero.it, Il Roma) la lettera dei giorni scorsi che don Antonello Giannotti, della Caritas dicesana di Caserta insieme a il vescovo emerito di Caserta Raffaele Nogaro, don Antimo Vigliotta della Fondazione Migrantes, le suore Orsoline di Casa Ru e una ventina di parroci del casertano hanno consegnato ieri al ministro dell’Interno Matteo Salvini e agli altri esponenti del governo, in visita nella città, nella quale si può leggere: “un appello a non depotenziare lo Sprar, il sistema di accoglienza per rifugiati, che nella zona ha permesso di integrare numerosi migranti, con attività di carattere sociale e sportivo”. Durante la visita dei ministri Salvini, Di Maio e del capo del governo Conte si è svolta una manifestazione di protesta contro la cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e le modifiche allo Sprar.
Sul Corriere di Romagna Gloria Lisi, vice sindaca e assessore alla protezione sociale del comune di Rimini, racconta della sua visita all’Albergo sociale della Comunità Papa Giovanni XXIII, la struttura che accoglie alcune delle persone arrivate in Italia grazie al corridoio umanitario voluto dal governo italiano e dalle Nazioni Unite: «A Rimini abbiamo dimostrato che una integrazione che vada oltre all’ accoglienza è possibile. Gli Sprar funzionano, per questo abbiamo da tempo fatto richiesta per un ampliamento del progetto, in accordo con le altre istituzioni e il prefetto, con cui collaboriamo tutti i giorni. Bene i corridoi umanitari, bene l’ accoglienza, ma per una reale integrazione c’ è bisogno del coinvolgimento attivo e diretto anche degli enti locali».
Sul Corriere di Bologna il sindaco Virginio Merola torna a parlare del decreto sicurezza: «Chi vi dice che il problema sono i migranti, dice una balla. Si parla di sicurezza a vanvera. Se non verrà più finanziato il sistema Sprar, non avremo più fondi per l’ integrazione e saranno realizzati grandi centri di accoglienza solo nei capoluoghi».
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