Su CronacaQui si riferisce dell’incontro di ieri mattina sulle conseguenze del decreto sicurezza tra l’assessore regionale del Piemonte Monica Cerutti, il presidente Sergio Chiamparino e il presidente dell’Anci regionale, Alberto Avetta e i responsabili del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati per concordare “la necessità di un tavolo permanente per monitorare l’evoluzione della situazione”.
«Quello piemontese è un modello di accoglienza diffusa che funziona, e che spesso uso come esempio quando mi capita di parlare di immigrazione» afferma Chiamparino, evidenziando come «l’esigenza di integrazione, che è la peculiarità del sistema Sprar» è «un’esigenza che c’è e rimane per tutte le persone straniere che sono in Italia e che hanno diritto alla protezione o che sono in attesa di vederselo riconosciuto». Per questo, spiega Chiamparino, «coinvolgeremo tutti i parlamentari piemontesi perché, in fase di conversione del decreto, apportino modifiche migliorative, anche in sintonia con quanto richiesto dall’Anci».
Su L’Espresso l’articolo “C’è un’altra Riace, in Abruzzo: si chiama Montesilvano e il sindaco è di centrodestra” nel quale il sindaco Francesco Maragno dice: «Il mio Comune è un modello di gestione oculata dei migranti, e sono felice che se ne siano accorti i media internazionali. Siamo passati dai Cas (grandi centri di accoglienza straordinaria), con flussi illimitati di migranti sui quali non avevamo voce in capitolo e che avevano provocato qualche problema in materia di ordine pubblico, agli Sprar, “sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati»”.
Su Il Giornale di Vicenza una pagina è dedicata al Decreto Immigrazione e allo Sprar. A parlare è il sindaco di Dueville Giusy Armiletti che dice: “«Noi abbiamo appena presentato un progetto Sprar insieme con Sandrigo, ma ora non sappiamo che fine farà». “Come lei navigano a vista, per motivi diversi, anche i sindaci di una serie di altri paesi, da Marano a Recoaro”.
“Chi aderisce allo Sprar esce dalla logica dei “cas” (centri di accoglienza straordinaria) e può contare sulla “clausola di salvaguardia” che garantisce al Comune il progressivo raggiungimento del tetto dei 3 migranti ospitati ogni mille abitanti. È la ragione più volte dichiarata da Giuliano Stivan, sindaco di Sandrigo, civico vicino alla Lega, a sposare lo Sprar, visto che il suo Comune era stato scottato dall’esperienza dei “cas”, dalla creazione in due hotel del paese, il Canova e il Ginia, di altrettanti hub con centinaia di migranti”.
In un box su come funzione lo Sprar, il giornale riporta: “Un anno fa, all’assemblea dell’Anci a Vicenza, sindaci da tutta Italia, sia di centrodestra che di centrosinistra,indicavano nello Sprar la via più ragionevole da seguire. Un anno dopo, è cambiato il mondo:non a livello di sindaci, che mantengono quelle opinioni, quanto nella linea di governo”.
In un articolo dedicato ai comuni che hanno chiesto di aderire allo Sprar si legge: “Marano Vicentino, Breganze, Villaverla e Zugliano. Quattro Comuni, un progetto Sprar per 24 posti complessivi in accoglienza diretta, un iter iniziato lo scorso anno, un progetto presentato a marzo, una risposta dal ministero dell’Interno che doveva arrivare, nei termini di legge, entro luglio, una risposta che non è invece mai arrivata e un’attesa, per i quattro Comuni, che dura tuttora. «Non sappiamo nulla, se non che dal punto di vista tecnico la domanda non ha avuto alcuna contestazione», afferma Marco Guzzonato, sindaco di Marano. «Dovevamo ospitare 24 persone: ho detto dovevamo, vede, ne parlo già al passato», aggiunge con un pizzico di autoironia unito a una buona dose di amarezza”.
ildispaccio.it e lameziaclick.com informano che domani si svolgerà un incontro presso la Regione Calabria tra i rappresentanti dei progetti Sprar provinciali e il Presidente Mario Oliverio. Durante l’incontro verrà presentato al Presidente un documento sul decreto Salvini: «Una misura che mira a cancellare il modello virtuoso degli Sprar, sistema che ha dimostrato di essere la miglior soluzione per affrontare il fenomeno dei migranti e per realizzare, davvero, l’integrazione e l’accoglienza» commenta il delegato per l’Immigrazione della Regione Giovanni Manoccio, che continua: «In Calabria, conclude Manoccio, ci sono 126 progetti Sprar con più di 113 comuni aderenti. Comuni che, grazie a questa opportunità, hanno trovato un’insperata opportunità di sviluppo economico e culturale. Dire addio agli Sprar significherebbe dare un colpo mortale al futuro di queste realtà»”.
Su articolo21.it e redattoresociale.it la missione del Camper “Ventotene” dei comuni Welcome della Caritas di Benevento: toccare 100 piccoli comuni e come prima tappa raggiungere a Palermo il Festival di Sabir (lungo il percorso per arrivare da Benevento ci sono già state tappe in alcuni comuni): “è ora di reagire, accogliere è un’opportunità per far rinascere i territori”.
“«I comuni devono reagire aderendo allo Sprar che andava difeso già da prima, quando era in vita: troppi pochi comuni hanno aderito in questi anni – sottolinea il Coordinatore generale di Caritas Benevento Angelo Moretti-. Per noi la modalità di Salvini è pericolosissima, lui vuole aumentare i grandi centri di accoglienza è questo è rischioso perché consente di creare sistemi di devianza e toglie protagonismo ai comuni. Quello che ci preoccupa è che i comuni non reagiscano, oggi più che mai bisogna reagire per non farlo diventare legge e bisogna reagire prima di tutto aderendo in massa al sistema Sprar»”.
Su Avvenire si riporta la notizia che al Festival Sabir (da ieri a Palermo), viene presentato il rapporto del Progetto Presidio di Caritas Italiana “Vite sottocosto” sullo sfruttamento lavorativo. Partendo dagli oltre 5.000 sui 60/100mila lavoratori in nero stimati dalla Cgil nel rapporto “Agromafie” che sono stati censiti e intervistati, «Caritas intercetta le persone in condizioni peggiori – spiega il ricercatore dell’università di Urbino Eduardo Barberis – solo un terzo ha un contratto e fra questi meno della metà ce l’ha in mano. È lavoro grigio. A questa fragilità si associa quella abitativa: un quinto sono senza dimora o vivono in baraccopoli. Chi vive in alloggi condivide un posto letto in strutture senza servizi. Solo il 5% sta in Cas o Sprar. La salute di quasi la metà è precaria. Difficile adire le vie legali. I tempi della giustizia sono lunghi. Dimostrare la riduzione in schiavitù o lo sfruttamento diventa difficile.”
Fanpage.it si occupa della conferenza stampa avvenuta il 10 ottobre presso la Camera dei deputati organizzata dai promotori della campagna “Ero Straniero” e “Welcoming Europe”. “Secondo i promotori dell’iniziativa, questo sistema esaspera un clima conflittuale e di disagio sociale, distrugge un modello funzionale come lo SPRAR e propone una riforma che non è più di accoglienza, ma “di espulsione”, come l’ha definita Paolo Pezzati di Oxfam, con un arretramento anche in termini di diritti. La volontà del governo appare quella di sferrare un attacco ideologico contro il concetto stesso di inclusione, attraverso misure che però aggravano le situazioni di disagio sociale nel Paese, invece che risolverle”.
Dopo aver spiegato cosa cambia per lo Sprar e cosa sia lo Sprar, l’articolo continua: “Il decreto quindi allontana ed esclude il territorio, e fa accrescere la marginalità dei prefetti, che di fatto gestiranno l’accoglienza e attribuiranno i compiti di coordinamento dei centri CAS (centri di accoglienza straordinaria) a terzi, con il rischio di favorire l’illegalità. Infatti, queste strutture sono gestite secondo protocolli di emergenza, hanno standard di accoglienza più bassi e nessun obbligo di rendicontazione, ma soprattutto sono gestite direttamente dalle prefetture”.
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