Circa 12.000 i posti nei progetti SAI in scadenza al 31 dicembre 2023 in attesa di prosecuzione. Preoccupazione per la sospensione dei servizi.

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Sono 200 i Comuni titolari di progetti SAI, in scadenza il 31 dicembre 2023, che entro lo scorso maggio hanno presentato domanda di prosecuzione, per un totale di 8.600 posti

Alla fine del 2023 hanno scadenza anche gli oltre 4.000 posti, finanziati tra agosto e settembre 2022, destinati a persone giunte in Italia a seguito dei conflitti in Afghanistan e Ucraina.

«La prosecuzione si sarebbe dovuta definire entro l’estate, così da garantire ai Comuni i tempi tecnici e amministrativi necessari per scongiurare ogni rischio di sospensione dei servizi. Si tratta di una prospettiva che, nel contesto attuale, appare particolarmente preoccupante per i territori, considerando peraltro che, qualora non venisse garantita la prosecuzione, occorrerà trovare nuova collocazione per migliaia di persone, prevalentemente nuclei familiari con minori», ricorda Matteo Biffoni, delegato Anci per l’Immigrazione, in un articolo pubblicato su Vita che fa il punto sulle prosecuzioni dei posti finanziati dei progetti SAI.

Nel corso del 2023, i nuovi posti sono stati via via attivati fino a giungere a 37mila posti attivati (dati agosto 2023) su 44mila finanziati nei 699 Comuni, 16 Province, 30 Unioni di Comuni, 48 altri enti della rete (Aziende Sociali Consortili, Ambiti Territoriali, Comuni Associati, Comunità Comprensoriali, Consorzi, Distretti Sanitari, Società della Salute).

Al 31 agosto, dei 37mila posti attivati, 2mila posti erano in attesa di assegnazioni, un numero fisiologico dovuto al normale turnover tra i beneficiari in uscita e i beneficiari che entrano nei progetti SAI, in base alle valutazioni che il servizio centrale compie su bisogni e condizione di uomini e donne soli, dei nuclei familiari, dei minori stranieri non accompagnati, secondo l’età e il genere, e delle persone con vulnerabilità.

“Se il governo non dovesse decretare la prosecuzione,” scrive Gabriella Debora Giorgione nell’articolo su Vita, ”a rischio anche un cospicuo numero di lavoratori impiegati nel sistema di accoglienza diffuso: in Italia, infatti, sono circa 10mila le lavoratrici e i lavoratori, impegnati nei progetti di accoglienza. Si tratta di lavoratori qualificati: assistenti sociali, psicologi, educatori, esperti in cooperazione internazionale, avvocati e consulenti legali, mediatori linguistici, antropologi e sociologi che si muovono in una fitta rete territoriale per garantire alle persone accolte la frequenza di corsi di lingua italiana, i tirocini di formazione e di lavoro, i corsi di educazione civica italiana, il supporto psicologico e legale”.

Immagine: Particolare della copertina de “IL SISTEMA DI ACCOGLIENZA E INTEGRAZIONE E I MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI” (2022) 

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