Il Quotidiano dela Calabria annuncia l’incontro di oggi del coordinamento degli Sprar della provincia di Catanzaro. La consigliere regionale Flora Sculco chiede: «A chi conviene abbattere questa importante rete di accoglienza, considerata un’eccellenza in Europa, che vede coinvolti Comuni, associazioni e volontariato senza avere pronta una soluzione alternativa?» E ritiene «un errore clamoroso che peraltro, mentre non ha in sé alcun obiettivo politico né una strategia alternativa, rischia soltanto di avere un impatto dannosissimo sull’economia locale, sui Comuni interessati (da Nord a Sud) e sull’occupazione.
La Gazzetta di Reggio riporta i dati sulla presenza degli stranieri in provincia di Reggio Emilia, sottolineando la loro diminuzione. Gli abitanti in totale sono aumentati tra il 2003 e il 2018 di 65.000 residenti, di cui 41.000 stranieri. Dal 2013 il numero di stranieri è diminuito di 8.900 persone. Alcuni si sono trasferiti altrove, ma, scrive il quotidiano: “Ha inciso molto di più la naturalizzazione dei primi arrivati, che la potevano chiedere avendo già trascorso in Italia almeno dieci anni di residenza legale, e dei ragazzi arrivati alla maggiore età.” “Soltanto l’anno scorso è sceso sensibilmente, calando fino a 3.076 nuove acquisizioni della cittadinanza italiana”. Quindi gli stranieri sono diminuiti perché sono diventati cittadini italiani.
Ieri molti quotidiani, anche locali, riferivano delle manifestazioni e iniziative contro il decreto 113 Immigrazione e Sicurezza un diverse città italiane, da nord a sud.
Il manifesto ne fa un resoconto e scrive: «Con i migranti per fermare la barbarie» è lo slogan delle decine di manifestazioni che si sono svolte ieri in altrettante città, da Treviso a Reggio Calabria passando per Ravenna e Massa Carrara, contro il decreto Salvini su migranti e sicurezza: un dispositivo che di fatto smantella il modello Sprar”. “Il consiglio comunale di Torino lunedì scorso ha approvato un ordine del giorno che invita la giunta a chiedere al ministero dell’Interno e al governo di «sospendere fino alla conclusione dell’iter parlamentare» gli effetti dell’applicazione del dl Salvini per aprire un confronto con Torino e con le altre città, in modo da valutare le ricadute del provvedimento in termini economici, sociali e di sicurezza dei territori. Ieri alla manifestazione di Bologna è stato annunciato che una iniziativa simile verrà presa dal comune emiliano, sperando che altre amministrazioni facciano lo stesso.”
Sabato larepubblica.it (pagina torinese) riferiva che oggi il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e l’assessore all’Immigrazione Monica Cerutti avrebbero scritto ai parlamentari piemontesi. Scriveva larepubblica.it: “L’invito è ad approvare gli emendamenti dell’Anci. I rischi sono alti, hanno ricordato ieri mattina Chiamparino e Cerutti. Alberto Avetta e la vicepresidente Elide Tisi sono appena rientrati dall’assemblea nazionale dove il tema è stato sottolineato.” “Il decreto rischia di costituire un aggravio per le casse comunali. L’Anci, ricorda Elide Tisi, stima che a livello nazionale i costi potrebbero aggirarsi intorno ai 280 milioni di euro, una somma che per il Piemonte peserebbe per 22milioni. Soldi che le amministrazioni locali dovranno spendere per quei soggetti vulnerabili (malati psichici o con altre patologie) o famiglie con minori a carico, per offrire servizi sociali e sanitari.”
Sempre sabato, Il Giornale di Sicilia: «Il decreto sull’immigrazione rischia di smantellare la gran parte del sistema di accoglienza realizzato in città, un modello all’avanguardia in Italia, e con la riduzione dei permessi di soggiorno di creare nuovi clandestini, di bruciare sogni e speranze di tanti ragazzi e ragazze che sino ad ora hanno seguito con successo percorsi di integrazione». È l’allarme lanciato dai settanta tutori volontari palermitani, riuniti col Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Comune Lino D’Andrea, che denunciano anche diversi profili di incostituzionalità che sarebbero contenuti nel provvedimento varato dal governo e che dovrà essere convertito in legge entro il prossimo 5 dicembre.” «Un altro duro colpo – dice il Garante per l’infanzia e l’adolescenza – arriva anche dalle limitazioni di accesso agli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), l’organismo di seconda accoglienza che si sta rivelando il più efficace e completo nell’accompagnamento ai percorsi di integrazione».
Alessandra Sciurba, componente dello sportello Clinica legale per i diritti umani dell’Università: «Tra le varie criticità che stiamo riscontrando c’è anche il fatto che i richiedenti asilo non vengono più registrati all’anagrafe con la conseguenza di non potere avere la carta di identità, precludendo loro la possibilità di iscriversi nei centri per l’impiego e quindi di non poter lavorare». Scrive il quotidiano: .”Al Comune i tutori volontari ora chiedono se e come intende sostenere con proprie risorse i percorsi di integrazione in vista del taglio dei fondi dal governo nazionale. A questo proposito Lino D’Andrea ha denunciato che «il ministero del Lavoro dispone di 5 milioni di euro che sono ancora fermi e che non sa come utilizzare »”.
redattoresociale.it riferisce: “Una lettera e una manifestazione per chiedere alle istituzioni e al Governo di non ridimensionare il sistema Sprar in Calabria. A scriverla sono sindaci e responsabili Sprar di 31 tra Comuni e Province.”
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