Il modello di accoglienza dello Sprar fa scuola in Slovenia

News

Affermare il sistema dello Sprar come possibile punto di riferimento per paesi e contesti urbani che vanno costruendo in questi mesi un modello integrato di accoglienza è l’idea di fondo che ha animato la presentazione del sistema Sprar ai comuni sloveni, nel corso di un incontro svoltosi il 12 aprile a Lubiana.

Organizzato da Ipop-Institute for Spatial Policies (National Urbact Point per la Slovenia) l’incontro ha visto la partecipazione di funzionari comunali, associazioni del terzo settore e del Segretario di Stato agli Interni Bostjan Sefic, che ha rimarcato l’impegno del governo sloveno verso un modello integrato e sostenibile di accoglienza.

Se al momento il numero dei rifugiati presenti nel paese è ancora limitato a 380 presenze, la pressione sui confini rende urgente il superamento del modello ancora provvisorio ed emergenziale di accoglienza messo in piedi in Slovenia come in altri paesi dell’Europa centrale e orientale che mai hanno fronteggiato il tema negli ultimi anni.

Con l’obiettivo di trasferire conoscenze sul modello e le esperienze italiane, il Servizio centrale dello Sprar ha presentato l’evoluzione storica e i numeri del fenomeno in Italia, mettendo in luce alcune delle migliori esperienze di inclusione sociale e lavorativa di richiedenti asilo e rifugiati, dall’atelier Nuele di Santorso (Vicenza) alla produzione agricola sostenibile dei progetti Sprar di Canelli (Asti) e Valderice (Trapani).

Più che a favorire una semplice elencazione di buone esperienze (presenti all’incontro anche enti gestori di Trieste e Oberhausen in Germania) l’incontro di Lubiana ha fatto emergere una volta di più il ruolo positivo delle politiche di accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo per le comunità locali, in particolare nei piccoli centri, e più in generale per il miglioramento delle politiche di welfare locali.

L’esigenza di superare la rigida divisione per categorie di policy e rendere l’inclusione di rifugiati e richiedenti asilo elemento decisivo per la rigenerazione urbana e la creazione di nuove forme di coesione e innovazione sociale sui territori è stata rimarcata grazie al confronto con esperienze di riuso di spazi abbandonati, realizzati in numerosi centri urbani tedeschi coinvolgendo direttamente i beneficiari delle politiche di accoglienza nella co-creazione di luoghi capaci di attivare processi di crescita per l’intero territorio.

All’incontro ha preso parte anche l’ambasciatore d’Italia in Slovenia Paolo Trichilo, che ha ricordato il valore positivo che possono apportare le buone pratiche europee per lo sviluppo di nuove politiche di integrazione in Slovenia e in altri paesi della stessa regione.

Condividi