larepubblica.it (nella pagina di Torino) riferisce che “I consiglieri comunali della maggioranza che sostiene la sindaca Chiara Appendino hanno detto sì all’ordine del giorno proposto dai dem: “Riteniamo che il decreto sicurezza, per quanto riguarda le disposizioni in materia di immigrazione, possa essere oggetto di importanti miglioramenti in fase di discussione parlamentare” scrive la capogruppo grillina Valentina Sganga”. E nuovasocieta.it riferisce della posizione in Commissione Servizi Sociali del Comune di Torino della stessa Valentina Sganga: «Abbiamo sempre reputato di voler puntare su un’accoglienza qualificata e controllata ma non possiamo esimerci dal sottolineare come tali scelte abbiano ricadute negative sul fenomeno migratorio e una drastica riduzione delle risorse e degli strumenti per migliorare l’ integrazione e contrastare l’illegalità». «Non abbiamo nessun interesse a esporci alle strumentalizzazioni politiche di chi vorrà contrapporci al Governo del Paese e al ministro Salvini. La nostra presa di posizione è quella di amministratori responsabili che hanno a cuore la loro Città e il destino di chi la abita». E ancora: «La nostra amministrazione è posta davanti alla prospettiva di un ridimensionamento della possibilità di accoglienza umanitaria e una profonda ristrutturazione del progetto Sprar, adottato da molti Comuni tra cui il nostro» «Il nostro obiettivo – conclude la capogruppo M5s – è salvaguardare il sistema SPRAR, l’ unico in cui i fondi pubblici vengono gestiti da un sistema pubblico, e cercare risposte per la mancata attivazione dei progetti per i richiedenti asilo. Se chi arriva viene privato della possibilità di accedere al permesso di soggiorno e, allo stesso tempo, non può essere rimpatriato, come si può garantire la sicurezza del territorio?».
Su Avvenire, Francesco Cananzi nella pagina dei commenti: “Va fatta una considerazione molto concreta e di convenienza sociale: lo Sprar costituisce una soluzione che, per quanto perfettibile, sembra garantire maggiormente in termini di sicurezza sociale e anche di ordine pubblico, consentendo un controllo più capillare, riducendo la clandestinità e il conseguente coinvolgimento in dinamiche criminali. Anche in ordine a questo profilo è quindi auspicabile un approfondimento in sede parlamentare, senza fare confusione fra un modello, quello dello Sprar, che comunque ha condotto a buoni risultati, e la vicenda specifica di Riace, come “Avvenire” ha già rimarcato a più riprese.”
Viene rilanciato l’intervento della Presidente del Consiglio regionale del Lazio degli Assistenti socialiPatrizia Favalli sul decreto: E ancora. Limitare l’accesso agli S.P.R.A.R. ai soli titolari di protezione internazionale e ai Minori Stranieri Non Accompagnati, lascia fuori – come viene sottolineato da più parti – la gran parte dei migranti (Richiedenti asilo e Titolari di protezione umanitaria) che rimarrebbero sprovvisti dei servizi professionali finalizzati all’inclusione sociale: servizi professionali che vanno a tutto vantaggio anche dei cittadini italiani, perchè volti a prevenire i rischi di marginalità sociale e di insicurezza. Qui l’intervento completo.
Il Foglio (GranMilano) raccoglie il parere sul decreto di Alberto Sinigallia, presidente della fondazione Arca: ““Fra i Cas (Centri di accoglienza straordinaria e gli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo), in Italia ci sono 180 mila migranti. E con le ulteriori restrizioni della protezione umanitaria, che coinvolge il 30 per cento del totale, avremo come conseguenza più problemi di ordine pubblico”, spiega, “perché chi otterrà il diniego della protezione umanitaria o dello status di rifugiato finirà per strada. Come irregolare senza fissa dimora. Le commissioni prefettizie che devono esaminare le richieste sono già state raddoppiate durante il mandato dell’ex ministro Marco Minniti e i tempi snelliti, con la riduzione di un grado di giudizio. Nell’arco di un anno, si sa se un richiedente verrà accolto o meno. Ora a Milano ci sono già circa duemila migranti finiti per strada per due ragioni: perché la loro richiesta è stata accolta (chi ottiene lo status di rifugiato esce dai Cas, ma non trova spazio negli Sprar), oppure perché è stata rifiutata e quindi devono lasciare i centri e, in teoria, essere rimpatriati. Con questo decreto, la situazione peggiorerà. E nelle metropoli sarà più tangibile”.
A Reggio Emilia in Consiglio comunale la mozione che chiede di “rivedere radicalmente il testo del decreto, considerando gli esiti positivi dei percorsi avviati e studiando con maggiore dettaglio l’ impatto delle riforme sulle tipologie di permessi” Lo riferisce la Gazzetta di Reggio.
Sempre Il Foglio riferisce, da Bergamo, della presentazione dell’Accademia dell’Integrazione” progetto per richiedenti asilo “condiviso tra Comune di Bergamo, diocesi e Confindustria, e affidato alla cooperativa sociale Ruah (Caritas), incaricata dalla prefettura della gestione dell’accoglienza a Bergamo”. L’attuale decreto Immigrazione, che sarà convertito in legge nelle prossime settimane, esclude i richiedenti asilo dagli Sprar. Quindi i “sindaci invece, convinti che l’integrazione sia utile a creare cittadini rispettosi della legge, sono costretti a trovare nuovi modelli e nuovi metodi.”
Da qui il progetto presentato dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Scrive Il Foglio sulle finalità dell’Accademia: “Obiettivi analoghi sono stati svolti finora nei Comuni che hanno attivato lo Sprar, che si preoccupa proprio di favorire l’autonomia dei migranti attraverso la formazione e la ricerca di un lavoro.”
Il Fatto Quotidiano segnala la discrezionalità della decisione di revoca del progetto Sprar di Riace. Scrive il quitidiano: “La revoca totale del contributo può essere disposta in presenza di una decurtazione di punteggio compresa tra 14 e 20 punti complessivi”. Si tratta quindi di una scelta discrezionale. E Matteo Salvini la sua scelta l’ha fatta: il modello Riace è stato chiuso“.
Il Quotidiano della Calabria intervista al sindaco di Badolato Gerardo Mannello che ha offerto ospitalità al sindaco Lucano, ora che ha il divieto di dimora a Riace. Chiede, tra l’altro, il quotidiano al sindaco il cui Comune è titolare di un progetto Sprar: Quali sono le sue valutazioni sugli Sprar in Calabria? «Sicuramente positive, oltre ad accogliere ed ospitare rifugiati politici nelle case a Badolato sono circa 20 che abbiamo dato a questi ragazzi e famiglie. Sicuramente contribuiscono a non far morire i borghi, a riqualificare la loro presenza imparando la lingua italiana attraverso dei corsi di alfabetizzazione, inoltre ci sono i loro inserimenti lavorativi presso diverse aziende del luogo, e il loro impegno viene evidenziato positivamente dai datori di lavoro».
Sul Roma si riporta il tweet del sindaco di Napoli Luigi De Magistris al il sindaco Lucano: «Caro Mimmo, lo so che non lascerai la tua e nostra amata Calabria ma se vuoi ti ospitiamo con amore a Napoli». Scrive Il Roma: “Da sempre vicino a Lucano, de Magistris non esita a schierarsi con lui anche in questo momento. «Il divieto di dimora nella tua Riace – cinguetta il primo cittadino di Napoli – è peggio degli arresti domiciliari ma non potranno mai arrestare la rivoluzione. Riace vivrà con Lucano sindaco». Anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, si è subito schierato con il sindaco “esiliato”, manifestandogli «come hanno fatto i sindaci di tante città fra cui Parigi, la mia solidarietà e la volontà di dare vita ad iniziative coerenti con il coinvolgimento di comuni di tutta Europa – dice – gli ho anche rivolto l’ invito a venire a Palermo, già nei prossimi giorni e in occasione del Festival delle letterature migranti, per condividere la sua storia ed esperienza e costruire insieme un percorso che trova nelle comunità ed amministrazioni locali la sua forza»”.
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