Sono otto, fra atlete e atleti. E’ la Squadra Paralimpica Rifugiati (RPT, Refugee Paralympic Team), che ha partecipato alla sua terza Paralimipiade, dopo l’esordio nel 2016 a Rio de Janeiro, quando a partecipare erano in due, e Tokio 2020 con 6 atleti partecipanti.
I componenti la squadra RPT vivono attualmente in sei Paesi, otto le loro nazionalità di orgine e sei gli sport praticati: atletica, pesistica con il powerlifting, tennis da tavolo, taekwondo, triathlon e scherma in carrozzina.
E per proprio per la scherma in carrozzina, spada e sciabola categoria B, ha partecipato un rifugiato che vive in Italia, nel progetto SAI del Comune di Roma.
E’ Amelio Castro Grueso, nato in Colombia poco più di trent’anni fa. Atleta paralimpico di scherma dopo aver perso l’uso delle gambe a causa di un incidente stradale quando aveva 20 anni, costretto poi a fuggire dal suo paese e a chiedere asilo e protezione lontano da li.
Il questo suo viaggio, Amelio ha mantenendo vivo il suo desiderio di essere atleta, gareggiare e, dopo aver vinto la medagia di bronzo nei campionati americani del maggio scorso, partecipare alle Paralimpiadi di Parigi 2024.
Con l’ingresso nel progetto SAI del Comune di Roma, che lo ha accolto lo scorso anno come richiedete asilo con vulnerabilità sanitaria, il suo sogno si è potuto realizzare.
Riconosciutogli lo status di rifugiato, Amelio ha messo al primo posto e sopra ogni cosa la sua attività sportiva, impegnandosi, nei mesi scorsi, in un allenamento costante presso una palestra del gruppo sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato, seguito dal suo allenatore Daniele Pantoni.
Il suo impegno infine è stato premiato, ancor prima di pensare alle medaglie: essere uno degli otto componenti della squadra paralimpica dei rifugiati.
Il suo percorso al Grand Palais è stato un bel percorso, con incontri vittoriosi e con incontri in cui non è riuscito invece a superare l’avversario di turno. E pur non giungendo in zona medaglie, ha visto realizzato il suo grande desiderio di essere a Parigi, di essere un atleta paralimpico.
Complimenti ad Amelio, che è tornato da Parigi con ancora più determinazione, incoraggiando gli altri a seguire i propri sogni, perché lo sport, come ricorda, gli ha consentito di ricostruire la sua vita.
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