Lunedì prossimo, in Commissione Affari Costituzionali del Senato, dovrebbe iniziare la votazione degli emendamenti al decreto n.113 (su Sicurezza e Immigrazione), che giungerà poi in aula per il 5 novembre.
Dal Senato passerà poi alla Commissione Affari costituzionali della Camera.
Scrive il manifesto a proposito della posizione della Senatrice Paola Nugnes (M5S) e del Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Giuseppe Brescia (M5S):
«Più che un decreto sicurezza è un decreto insicurezza» ha attaccato Nugnes, che condivide le preoccupazioni già espresse dall’Anci prevedendo tra gli effetti delle nuove misure un aumento degli immigrati irregolari. «Ci saranno gravi conseguenze per il Paese, ci sarà un aumento della illegalità perché gli irregolari non potranno essere rimpatriati».
E il presidente Brescia: «Ho sempre sponsorizzato gli Sprar e per me è stato molto sorprendente che, invece, nel decreto questi vengono di fatto smantellati. Questo porterà certamente tensioni sui territori e lo stiamo facendo presente»
vita.it e quotidianosanità.it pubblicano la lettera che le principali organizzazioni medico-umanitarie italiane (Centro Astalli, Emergency, INTERSOS, Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, Medici contro la Tortura, Médecins du Monde, Medici per i Diritti Umani, Medici Senza Frontiere), hanno inviato ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari di Camera e Senato, che dovranno convertire in legge il decreto.
Scrivono nella lettera: “La permanenza delle persone richiedenti asilo nei soli Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) istituiti dalle Prefetture, che spesso non prevedono procedure idonee all’integrazione, rappresenta un determinante negativo per la salute. Infatti, restare a lungo inattivi in un centro, senza imparare la lingua, senza lavorare, e in una situazione caratterizzata da indeterminatezza reca danni alla salute sia fisica che mentale, oltre a compromettere le possibilità di successiva integrazione. Si sottolinea che la misura coinvolgerà anche molte persone in condizioni di fragilità (anziani, donne in gravidanza, persone affette da disabilità, genitori soli con figli minori, vittime di tratta-tortura-violenze, malati fisici e/o psichici) che, non potendo accedere al sistema Sprar, saranno inserite in centri di accoglienza che non prevedono misure adeguate alla presa in carico delle specifiche vulnerabilità. Considerando inoltre che molte delle persone in arrivo sono sopravvissute a traumi estremi nel Paese di origine e lungo la rotta migratoria (in particolare in Libia), quali torture, lavori forzati e abusi gravissimi, l’inserimento al di fuori del circuito Sprar limita la possibilità di un’opportuna presa in carico, con gravi rischi di ritraumatizzazioni. È dimostrato invece che la tempestiva individuazione di persone con problemi fisici e psichici provocati dalla tortura permette efficaci percorsi di riabilitazione. Al di fuori degli Sprar e nei centri emergenziali questo sarà sempre più difficile, con ricadute negative dal punto di vista della salute individuale e pubblica, della spesa sanitaria e dei costi sociali per l’integrazione.”
Settegiorni (edizione di Legnano) riporta le parole del sindaco di Canegrate Roberto Colombo: “Credo sia importante sottolineare il valore del progetto Sprar, Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, a cui anche il nostro Comune partecipa insieme ad altri paesi, con capofila Legnano. Personalmente reputo lo Sprar una delle modalità migliori, sebbene sia consapevole che è più costoso rispetto ad altre, di accoglienza, perché opera con dei numeri ridotti e quindi l’organizzazione è più gestibile e completa»
Mentre domani a Parma (alle 16.00 in piazza Garibaldi) si manifesta in piazza. larepubblica.it evidenzia le motivazioni del Centro Immigrazione Asilo Cooperazione: “Due i cardini fondamentali che rendono questo decreto inaccettabile e pericoloso: l’abolizione della protezione umanitaria e la progressiva cancellazione, di fatto, dello Sprar (Sistema nazionale protezione richiedenti asilo e rifugiati). Allo stesso tempo, si cancella un diritto costituzionale e si colpisce il sistema pubblico, mettendo nelle mani dei privati l’accoglienza dei richiedenti asilo, svincolandola dai dovuti controlli sulla gestione economica e operativa”.
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