Lo fa anche la Gazzetta del Mezzogiorno, con un box che riporta le parole di Matteo Biffoni (che trovate qui),a conclusione del Tavolo di coordinamento al ministero dell’Interno. Ma aggiunge il quotidiano: ”Tra i sindaci c’è però anche chi decide di usare la spada anziché il fioretto”, introducendo la dichiarazione del primo cittadino di Bologna Virginio Merola.”
E la Repubblica sottolinea il taglio delle risorse spiegandone i motivi del decreto: “Visto che 9 migranti su 10 che chiedono asilonon resteranno (almeno sulla carta) in Italia inutile spendere soldi pubblici per loro: e dunque lezioni di italiano, corsi di formazione, assistenza psicologica solo a chi otterrà lo status di rifugiato. Una scelta che allarma i sindaci: «Questo significa – dice Giorgio Gori, sindaco di Bergamo – che decine di migliaia di persone resteranno per almeno un anno in attesa del responso nei centri senza fare nulla. E ciò si aggiunge ai danni del decreto sicurezza. Per limitarli l’ Anci ha proposto un emendamento che prevede la concessione della protezione umanitaria per “comprovata volontà di integrazione” a chi abbia un livello di conoscenza della lingua italiana A2, almeno 100 ore di volontariato, un tirocinio o un contratto di lavoro in corso. Salviamo almeno chi lavora».
Scrive republica.it (pagina palermitana): “Il Consiglio comunale di Palermo ha approvato un ordine del giorno, presentato dal capogruppo di Sinistra Comune Giusto Catania, in cui si impegna il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, a chiedere al ministro dell’ Interno e al governo di sospendere, in via transitoria fino a conclusione dell’ iter parlamentare, gli effetti dell’ applicazione del decreto Sicurezza. Contemporaneamente si chiede di aprire un confronto con la Città metropolitana e il Comune di Palermo e in generale con le città italiane, al fine di valutare le ricadute concrete di tale decreto legge sull’ impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori.
Il Giornale di Brescia dedica un articolo alla lettera appello che il coordinamento degli Sprar della provincia di Brescia ha indirizzata ieri al Presidente della Repubblica e ai vertici del governo, ai parlamentari bresciani e alla Regione. Chiedono«la conservazione e il consolidamento del sistema pubblico di accoglienza e integrazione Sprar» Scrive il Giornale di Brescia: “Antonio Trebeschi, rappresentante del coordinamento provinciale dei progetti Sprar ed Agostino Zanotti, direttore di Adl a Zavidovici per gli enti gestori hanno spiegato le ragioni di questa forte preoccupazione. «L’unica certezza che ne deriverà dall’applicazione dei contenuti di questo decreto, è che aumenterà il numero degli stranieri irregolari sul nostro territorio – spiega Trebeschi -. Crediamo che forse uno degli scopi del decreto sicurezza è proprio quello di creare insicurezza ed avere il pretesto di adottare provvedimenti ancora più restrittivi. Crediamo che non sia questa la strada». Dicono i firmatari: “«l’esperienza nella gestione dell’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale tramite lo Sprar ha rappresentato e tuttora rappresenta per i nostri territori un’opportunità di sviluppo economico e culturale e di integrazione, garantendo all’Ente locale un concreto governo del fenomeno dell’accoglienza dei migranti che in questi anni ha visto la provincia di Brescia accrescere la propria capacità di accoglienza ed integrazione, secondo il modello della micro-accoglienza diffusa.” LEGGI L’APPELLO COMPLETO
Su Trentino: “Molti Comuni si sono schierati per salvare gli Sprar, che anche nei Comuni dell’Alto Adige hanno dimostrato di funzionare.” E Chiara Rabini , referente comunale per i richiedenti asilo di Bolzano: «I progetti Sprar avevano alleggerito Bolzano. In un solo colpo saranno vanificati gli sforzi fatti per un sistema di equa distribuzione sul territorio (3,5 persone ogni mille abitanti) e il grande lavoro fatto dalle comunità comprensoriali. Chi governa i territori (i sindaci, province e regioni) saranno lasciati soli ad affrontare l’emergenza che inevitabilmente questo decreto creerà. Gil Sprar saranno fortemente ridimensionati e i posti ridotti in termini numerici e di tempo.”
Il Quotidiano della Calabria riferisce della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che insieme al Presidente albanese Ilir Meta ha celebrato a San Demetrio Corone, il centro albanofono del Cosentino i 550 anni dalla morte di Giorgio Castriota Scanderbeg, eroe nazionale albanese. In questa ocasione è giunto anche l’appello a Mattarella del presidente della provincia di Cosenza, Franco Iacucci: «Non vanifichiamo le esperienze positive degli Sprar».
Su redattoresociale.it, Mario Morcone, direttore del Consiglio Italiano Rifugiati: “Un decreto che non raggiungerà in nessun modo l’ obiettivo che il legislatore si è posto: cioè più sicurezza nel nostro Paese. L’ abolizione della protezione umanitaria creerà migliaia di irregolari che non potranno essere rimpatriati, se non in modo molto limitato. Lo smantellamento dello Sprar determinerà nuove forme di marginalità, derive di esclusione sociale che inevitabilmente renderanno più fragili le persone che arriveranno in Italia enfatizzando il rischio di conflitti e rendendoli permeabili a percorsi di radicalizzazione”.
Su ilfattoquotidiano.it: “Privatizzando di fatto il sistema dell’ accoglienza e riducendo le risorse, resteranno solo coloro che lucrano sull’ accoglienza”, ha osservato Filippo Miraglia , responsabile nazionale immigrazione dell’ Arci, a Pescara, a margine dell’ incontro “Restiamo Umani”, organizzato dall’ associazione Oltre il Ponte. “Nonostante gli impegni presi dal M5s in campagna elettorale il provvedimento del governo sposta il sistema dell’ accoglienza verso i privati, ovvero i Cas gestiti dalla prefetture insieme ai privati, e lo sottrae al pubblico, riducendo gli spazi dello Sprar, che invece fa capo agli enti locali”
Su fanpage.it Gianfranco Schaivone per l’Associzione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione: “”Il sistema Sprar si basava sulla qualità del percorso di accoglienza, non è un caso che venga smantellato in modo così violento. La spesa giornaliera di 35 euro era rendicontata in modo analitico, perché prevedeva l’ inesistenza dei margini di guadagno per i gestori. Questi soldi erano impiegati per avere un numero adeguato di operatori sociali italiani nei centri, di personale qualificato. Nessuno sta tenendo conto del fatto che demolendo questo sistema si perderanno migliaia di posti di lavoro, sottratti probabilmente a giovani laureati, esperti in settori come pedagogia, psicologia, interculturalità. Perché adesso i centri non si potranno permettere altro, se non un guardiano alla porta. E sembra che al governo non interessi nulla della disoccupazione che crea”. “Nessuno studioso potrà mai avallare in buona fede questi tagli, che creano disagio sociale, emarginazione, dissipazione di spesa pubblica, e allontana l’ integrazione. Può essere considerata solo una misura ideologica. Questo esecutivo Lega-M5S sta scegliendo di non ascoltare gli ‘esperti’, i ‘professionisti’, relegandoli a ruoli marginali, chiamandoli in modo sprezzante ‘casta’, considerandoli nemici del popolo” . Nella migliore delle ipotesi spenderemo il doppio per recuperare a posteriori ciò che non viene fatto più nelle strutture dedicate all’ accoglienza”. “Questo è un grande regalo alla criminalità organizzata – ha aggiunto Schiavone – Perché solo persone senza scrupoli o speculatori potranno accettare di gestire strutture in condizioni disumane, con gente che vivrà ammassata, con personale dequalificato”.
Condividi