Su Vita.it la dichiarazione che Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato ANCI all’Immigrazione ha rilasciato in occasione del workshop “Territori accoglienti” organizzato da Euricse sabato 24 novembre presso il dipartimento di Lettere dell’Università di Trento. Biffoni dice: «Il 70% delle persone che escono dal programma Sprar sono formate; il 45% ha un contratto di lavoro in tasca: hanno quindi gli strumenti per affrontare la quotidianità, sono cittadini. Questo era lo Sprar, con una particolarità: a gestirlo erano i Comuni che si caricavano di una responsabilità dello Stato e dando risposte efficaci. Come sindaci temiamo che l’esito sia la confusione, e che il sistema Sprar rimarrà strumento di nicchia».
Su Repubblica.it Agnese Catini, Consigliere M5S del Comune di Roma e presidente della commissione Politiche sociali, prima firmataria della mozione che dovrebbe essere votata entro la fine della settimana per chiedere alla “prima cittadina di intervenire presso gli organi competenti per richiedere la sospensione in via transitoria degli effetti dell’ applicazione del decreto Sicurezza”, si legge nella mozione, dichiara: «C’è un tavolo aperto all’Anci sul decreto Sicurezza. Preoccupano i numeri dei migranti accolti dal sistema Sprar e dobbiamo capire quali possano essere le ricadute sociali delle nuove disposizioni, il loro impatto sul territorio».
Su Corriere di Bologna (ma anche BolognaToday.it) le conseguenze del decreto sicurezza secondo Cgil, Cisl e Uil del territorio bolognese: «Verrà meno un sistema basato su una accoglienza finalizzato all’integrazione e all’autonomia dei migranti sul quale si era fortemente creduto e investito nel nostro territorio. Il superamento del modello Sprar, radicato, efficiente ed efficace, il venir meno del permesso per motivi umanitari che, di fatto, serviva per non rendere invisibili tutti quelli che non potevano ricadere nella protezione internazionale ma che, nello stesso tempo, si trovavano già sul nostro territorio (spesso soggetti particolarmente vulnerabili) non renderà i cittadini autoctoni più sicuri, come si vuol far credere, ma cancellerà ogni dimensione umana, sociale e civile del migrante» conclude la nota.
Su Repubblica (ed.Bologna) l’iniziativa di 5 famiglie bolognesi che hanno partecipato al progetto Vesta accogliendo un rifugiato in casa protagoniste di una lettera indirizzata a venti deputati del M5S per chiedere di fermare il decreto sicurezza e lanciare il loro appello “Più accoglienza uguale più sicurezza. Non il contrario”. Le famiglie hanno dichiarato: «Abolendo la protezione umanitaria e colpendo gravemente lo Sprar si vanifica un percorso virtuoso che a Bologna, come in altre città, ha funzionato. La conseguenza è buttare in strada tanti ragazzi e aumentare l’illegalità, vanificando il lavoro positivo compiuto dalle strutture di accoglienza, che abbiamo verificato di persona».
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