Ridare vita a spazi abbandonati, sostenere le famiglie bisognose e promuovere la coltivazione di prodotti a chilometro zero attraverso la collaborazione tra rifugiati e cittadini. Così si potrebbe sintetizzare il progetto “Orti sociali” lanciato dallo Sprar del Comune di Aidone e di Villarosa, in provincia di Enna. L’iniziativa nasce su proposta dell’area politiche sociali dell’amministrazione locale che ha messo a disposizione un vasto spazio verde e due beni confiscati alle mafie.
“L’iniziativa permetterà, grazie alla collaborazione dei richiedenti asilo ospiti dello Sprar, la riqualificazione di una vasta zona attigua alla villa comunale fino ad oggi abbandonata”, racconta la responsabile del progetto.
Non solo rigenerazione urbana, il progetto punta a favorire anche la nascita di una vera e propria rete di relazione a sostegno delle famiglie più bisognose. Sui terreni concessi dal Comune vengono coltivati infatti frutta e ortaggi destinati alle famiglie e alle persone in condizioni di disagio economico e sociale.
I rifugiati e richiedenti asilo dello Sprar, assieme agli studenti delle scuole locali, agli anziani, alle persone con disabilità, con il supporto e il coinvolgimento di imprese private e delle associazioni del territorio, hanno seguito dei corsi di formazione sulle tecniche di coltivazione secondo i principi dell’agricoltura biologica.
“Gli ospiti dello Sprar potranno così spendersi per la collettività ospitante contribuendo alla produzione di prodotti alimentari che serviranno a sostenere le famiglie locali e i soggetti in stato di bisogno e in difficoltà economica”.
Quella degli orti sociali è un’iniziativa che guarda all’intera comunità locale con particolare attenzione ai più giovani: “Vogliamo coinvolgere soprattutto scuole elementari e medie nelle attività dell’orto come veicolo per sensibilizzare sul tema dell’accoglienza. Una importante occasione sarà quella della Giornata mondiale del rifugiato (ndr che si celebra ogni anno il 20 giugno) in cui apriremo le ‘porte’ dello Sprar alla cittadinanza”, spiega la responsabile del progetto.
Tra le attività in programma anche la consegna a domicilio dei vari generi alimentari come “strumento di contrasto al fenomeno della disgregazione ed dell’esclusione sociale”. Inoltre, proprio perché si tratta di un progetto a vantaggio dell’intera collettività, è prevista anche la divisione in particelle dei terreni disponibili da affittare ciclicamente a privati cittadini ai quali, stagionalmente, spetterà parte del raccolto coltivato dai rifugiati e richiedenti asilo. Un progetto che guarda da un lato all’integrazione e alla conoscenza reciproca tra cittadini e rifugiati ma dall’altro sperimenta un welfare community che punta a mettere in moto un ciclo produttivo solidale per ridare vita ad aree abbandonate coinvolgendo le fasce di popolazione più vulnerabili.
Dal Rapporto annuale dello Sprar – Atlante 2016
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