Latinaoggi.ue riporta la notizia che il Sindaco di Latina Damiano Coletta non è stato ricevuto dal ministro Matteo Salvini, in visita a Latina sabato scorso. Latina Oggi pubblica la lettera [qui nella versione completa] (che troviamo anche su latina24ore.it e h24notizie.com) che il sindaco Coletta ha scritto al ministro esponendo quanto avrebbe voluto dire in occasione dell’incontro. Relativamente allo Sprar, esponendo la sua idea sul governo del fenomeno migratorio, sul percorso intrapreso dal Comune e i suoi sviluppi, il sindaco scrive:
“Assumere come Comune, attraverso lo SPRAR, l’intera gestione dell’accoglienza, incrementando il numero dei posti in accoglienza attualmente esistenti come SPRAR fino al raggiungimento della quota prevista dal Piano nazionale di riparto (circa 400), procedendo parallelamente ad una graduale riduzione dei Centri di Accoglienza Straordinaria di competenza della Prefettura (con circa 800 ospiti) fino ad una loro totale chiusura.
Questo consentirebbe l’applicazione della ‘clausola di salvaguardia’ con conseguente dimezzamento delle presenze dei richiedenti asilo sul nostro territorio comunale e una gestione dell’intera filiera dell’accoglienza più adeguata alle esigenze di integrazione e interazione.
Il ridimensionamento dello SPRAR – che anche questo Comune ha contribuito a far diventare fiore all’occhiello del sistema di accoglienza italiano – l’esclusione dei richiedenti asilo dai servizi per l’integrazione, l’incremento dei grandi centri a danno dell’accoglienza diffusa temiamo portino ad aumentare l’irregolarità sul nostro territorio con gravi conseguenze in termini di costi sociali e, in particolare, di sicurezza.
Affidare ad una progettualità finanziata dal FAMI – Emergenza – gli interventi sulle situazioni emergenziali di grave marginalità e vulnerabilità. Da qui l’adesione del Comune di Latina, insieme ad ANCI e ad altri 19 Comuni italiani capoluogo di provincia, al Progetto LGNetEA. Un finanziamento di 1.700.000 euro destinato al nostro Comune per dotare la rete territoriale di strumenti nuovi finalizzati ad azioni di risanamento di alcuni spazi urbani, tra i quali, ad esempio, l’ex mercato Annonario e l’area del mercato settimanale.
Purtroppo, successivamente alla formalizzazione dell’adesione al progetto, con atto unilaterale il Ministero dell’Interno ha ritenuto di ridurre di due terzi il finanziamento destinando a Latina solo 480 mila euro”.
«A differenza di quel che vuole la vulgata, chi intasca i famigerati 35 euro per richiedente asilo sfruttando situazione e migranti, prime vittime del sistema, può dunque avere un diverso colore politico, anche “nero”». Così scrivono oggi sul quotidiano La Stampa Andrea Palladino e Raphael Zanotti, autori di un’inchiesta sull’accoglienza che evidenzia il lavoro di ispezione sui Centri di accoglienza ed anche il fatto che manca un efficace sistema di controllo ai Cas che “non sono [come] gli Sprar, organizzati dagli enti locali e sottoposti a un sistema di controlli molto più rigido».
Oggi La Sentinella del Canavese da notizia della proroga del protocollo sui centri di accoglienza tra Comune di Ivrea e Prefettura.
Aderiranno allo Sprar i comuni di Busto Garolfo (Città metropolitana di Milano), Inveruno, Dairago, San Giorgio su Legnano e Rescaldina, come riferiva ieri (30 settembre) Legnanonews.it.
Sempre ieri, la testata La Provincia di Lecco riferiva che a Esino Lario si chiuderà la struttura Sprar perché l’ente gestore «non ha partecipato all’ultimo bando della Prefettura di Lecco quindi non ha più titolo per essere un centro di accoglienza».
Sul web, si distinguono oggi il sole24ore online, che ripropone la ricerca di MSF “Fuori Campo” e RepubblicaTV con un servizio sullo Sprar di Montesacro a Roma.
Su il sole24ore online la mappa degli insediamenti (anche informali) dove vivono i migranti: si sottolinea come i posti Sprar siano insufficienti (clicca qui per vedere la mappa).
Su Repubblica TV due servizi: uno sullo Sprar modello di Montesacro (clicca qui per vedere il video), ed un altro sulla storia di Gabriella, sfrattata romana cui hanno offerto di vivere nello Sprar di Montesacro (clicca qui per vedere il video).
Il quotidiano Il Tempo riportava ieri (30 settembre) la denuncia del degrado nel quartiere romano di Ponte di Nona fatta da Franco Pirina, presidente dell’associazione Caop, che ricorda «e pensare che qui sorgeva l’unico albergo di Ponte di Nona, una struttura di lusso chiusa in un baleno e trasformata in pochi giorni in Sprar. In una periferia come questa, con tanti problemi, avremmo meritato una caserma o, perché no, una biblioteca». «Il Centro di Accoglienza ‘Namasté’ , in via Giorgio Grappelli, ha aderito al progetto Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, ospita una quarantina di uomini che hanno reso omaggio al quartiere stendendo il tricolore da una finestra al primo piano».
«Se il Decreto Sicurezza verrà approvato aderiremo allo Sprar: si prospettano progetti d’integrazione per i rifugiati, mentre prima erano a disposizione di tutti, che avessero o meno il diritto di richiedere asilo» così, sabato 29 settembre su La Tribuna di Treviso, la sindaca leghista di Oderzo (provincia di Treviso) Maria Scardellato, raccontando del tentativo di cambio di destinazione della Caserma Zanusso, da cittadella della sicurezza a cittadella dello sport.
Sulla stessa linea, come riferisce oggi la testata www.sardegnaoggi.it, il sindaco di Bagnoli di Sopra (Padova) Roberto Milan, soddisfatto della promessa di chiusura del centro di accoglienza (attualmente 100 migranti ospitati). «Anche per la procedura Sprar, il Dl Sicurezza dimostra che si vuole finalmente dare un quadro di sostenibilità alla gestione migratoria, che vuol dire lavorare per far ritornare i flussi migratori a livelli fisiologici di 20-30 mila migranti numeri gestibili con una normativa finalmente chiara e precisa che distingua tra migranti economici e veri profughi, scongiurando così il traffico illegale di persone».
Sabato 29 settembre Il Corriere dell’Alto Adige rappresentava il dibattito non scontato nelle comunità altoatesine: «I sindaci del fondovalle temono gli effetti del giro di vite sull’asilo che limita l’accesso al sistema Sprar. Seppur con toni diversi, i primi cittadini di Bolzano [centrosinistra] e di Laives [centrodestra] hanno paura che, a pagare le conseguenze del giro di vite sull’accoglienza siano i comuni. E entrambi chiedono risposte alla Provincia ma soprattutto al ministro degli Interni, Matteo Salvini».
Secondo il Corriere dell’Alto Adige, le opposizioni di centrodestra nel consiglio a Bolzano sosterrebbero che «l’accoglienza dei migranti non può essere solo economica ma deve passare anche per progetti concreti di integrazione e per una maggiore trasparenza, anche agli occhi dei cittadini, che spesso non hanno idea di cosa accada all’interno dei centri di accoglienza».
Continua il giornale: «Opposizione che però si divide sul sistema Sprar, visto con favore da Maria Teresa Fortini (M5S) ma non da Marco Galateo (Fratelli d’Italia) e da Andrea Bonazza (Casapound). Per Carlo Vettori (Lega) “la mera gestione economica dei centri di accoglienza da parte delle cooperative non ha portato a nulla, solo degrado. E lo Sprar non è la direzione da seguire, dal momento che serve solo a diluire i migranti sul territorio e non fa nulla in direzione di una vera integrazione»
«Sono sempre più convinta che lo Sprar sia lo strumento tecnico più adeguato per gestire l’accoglienza perché è esattamente quello che il cittadino ti chiede: di avere la certezza delle persone che vengono accolte. Diventa una risposta positiva sia per la persona straniera sia per la comunità» così Fabiola De Martino, assessore alle politiche sociali del Comune di Tolmezzo (provincia di Udine), sabato 29 settembre su il Messaggero Veneto in un articolo dedicato ad una famiglia siriana (padre 29 anni, mamma 28, due bimbi piccoli che vanno a scuola) che è arrivata un anno fa, attraverso un corridoio umanitario tramite la parrocchia a Casa Emmaus, e che vorrebbero ora (cittadini della frazione di Cadunea dove vivono, il Comune di Tolmezzo e la Consulta di Cadunea) fosse accolta nello Sprar di Tolmezzo.
Sempre sabato 29 settembre, su Repubblica (Firenze) una riflessione di Emiliano Fossi, sindaco di Campi Bisenzio, che difende la scelta del Comune di aderire allo Sprar sostituendo il Cas: «una modalità che garantisce al pubblico un controllo maggiore e offre agli ospiti delle strutture formazione e percorsi di inserimento sociale e lavorativo. Una scelta fatta anche a tutela della nostra comunità». «L’accoglienza diffusa va difesa contro un governo che pensa di rinchiudere le persone innocenti in delle specie di lager, come va difesa una linea di principio: il dovere delle istituzioni è aiutare chi ne ha bisogno. Per noi non ci possono essere poveri diversi a seconda del colore della pelle, dobbiamo occuparci di tutti, dobbiamo fare incontrare le sofferenze, non farle scontrare».
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