Si conclude oggi a Teramo il convegno “Dinamiche di Integrazione e Salute Mentale“, con cui i Progetti SAI di Teramo e Roseto degli Abruzzi hanno voluto celebrare, in due giornate, il loro 10° anniversario.
Oltre mille beneficiari accolti, più di 820 migranti dimessi dalle strutture di accoglienza, di cui 624 perfettamente integrati a livello socio-lavorativo nel tessuto cittadino, oltre 45mila servizi erogati.
Sono i principali numeri dei SAI di Teramo e Roseto, illustrati ieri nel corso del convegno, organizzato dall’ente gestore dei due progetti, la cooperativa sociale Medihospes, che ha riunito attorno a un tavolo tutti gli attori del processo di accoglienza e integrazione. Convegno che ha affrontato il tema delle sfide legate a questo delicato e fondamentale processo e che prosegue oggi con un focus sul tema “Silenzio materno: riflessioni sull’invisibile”.
“Negli anni il progetto SAI, che si è evoluto anche sulla base della normativa, si è caratterizzato per Teramo come un esempio virtuoso – ha sottolineato il Sindaco Gianguido D’Alberto, da poco nominato anche delegato all’immigrazione, politiche per l’integrazione e l’accoglienza all’interno dell’ufficio di Presidenza dell’ANCI – Il progetto SAI di Teramo, in questi anni, ha saputo rispondere, concretamente, a quella che è un’esigenza fondamentale non solo del nostro tempo ma di un contesto in continua evoluzione: quella di realizzare un percorso di accoglienza e integrazione che metta al centro la persona, a prescindere dal principio della cittadinanza. Ecco perché, quando parliamo di questi temi, dobbiamo ragionare di cittadinanza sostanziale, come ho avuto modo di sottolineare anche a Torino nel corso di un mio intervento, mettendo al primo posto i diritti, le esigenze e gli interessi di ogni persona sin dal primo approccio con la nostra comunità e il nostro territorio”.
Nel suo intervento il primo cittadino ha evidenziato come sia stato proprio questo lo spirito che ha animato il progetto SAI di Teramo, all’interno del quale si è lavorato su un modello di accoglienza integrata che, nonostante le difficoltà, ha posto al centro percorsi individuali di carattere socioeconomico.
“Questo modello, che ha scelto la strada maestra dell’accoglienza diffusa, ci ha permesso di fare rete non solo a livello territoriale – ha proseguito D’Alberto – una rete che è fondamentale affinché le politiche di integrazione non siano limitate a una singola comunità o a un territorio, ma coinvolgano tutti. I numeri del SAI di Teramo sono significativi, dimostrando come sia stato capace di adattarsi ai cambiamenti, affrontando anche emergenze come quella dei fratelli afghani e ucraini. Negli anni, il progetto è cresciuto: dai 50 posti iniziali siamo passati agli attuali 190, allargando l’accoglienza, inizialmente destinata solo agli uomini, anche a famiglie e nuclei monoparentali. Questa crescita virtuosa ha coinvolto non solo Teramo, ma tutta la provincia, rafforzando i legami tra i piccoli borghi e il territorio. In molti casi, l’integrazione ha contribuito anche a mantenere aperte scuole e servizi nei paesi meno popolati. L’accoglienza e l’integrazione, tuttavia, non possono essere sostenute solo da norme: è infatti necessario un cambiamento culturale. La prima forma di integrazione avviene nelle scuole, dove i bambini, privi di pregiudizi, imparano a convivere. E la scuola pubblica svolge un ruolo cruciale nel trasmettere i principi costituzionali che aprono l’Italia al mondo. Un cambiamento, quello culturale, che deve coinvolgere tutti. Perché, se il SAI è il primo passo verso l’integrazione, esiste anche un dopo SAI”.
Il Sindaco, nell’evidenziare come l’esperienza di Teramo confermi la valenza strategica del modello SAI, ha aggiunto come sia necessario, oggi più che mai, stabilizzarlo e potenziarlo.
“Nel mio ruolo di delegato all’immigrazione per l’ANCI, mi impegnerò a portare avanti queste istanze. Voglio concludere sottolineando come questi dieci anni di SAI a Teramo celebrino non solo i risultati raggiunti, ma gettino le basi per un futuro in cui accoglienza e integrazione siano sempre più rafforzate. Teramo, con il contributo di tutta la provincia, è pronta a proseguire su questa strada, costruendo un ponte verso un modello sempre più aperto e inclusivo”.
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