Presentato oggi il Rapporto Annuale del SAI-Sistema di Accoglienza e Integrazione presso l’Università degli Studi Roma Tre – Dipartimento di Scienze della Formazione.
Il Rapporto evidenzia che nel corso degli ultimi anni si è registrato un trend di ampliamento dei posti in accoglienza, a seguito dell’incremento dei flussi migratori provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente e, ultimamente, a seguito delle recenti guerre in Siria e Afghanistan, che ha portato lo scorso anno ad accogliere 42mila soggetti.
I progetti di accoglienza sono destinati perlopiù a categorie cosiddette “ordinarie” di richiedenti e asilo e rifugiati (67%) e, in misura minore, a minori stranieri non accompagnati (28%) e persone con disabilità fisica o disagio mentale (5%).
Al fine di favorire opportunità di interazione nella comunità locale, si preferiscono soluzioni alloggiative di piccole dimensioni a quelle collettive di medie e grandi dimensioni: nell’84% dei casi si tratta di semplici appartamenti, di proprietà dell’ente locale oppure presi in locazione nel mercato immobiliare privato, generalmente collocati all’interno del centro abitato.
Un dato non trascurabile è il fatto che nei progetti del sistema di accoglienza e integrazione oggi lavorano 19.000 figure professionali (operatori sociali, mediatori, assistenti sociali, educatori, psicologi), in gran parte impiegati in maniera strutturata e continuativa.
La maggioranza dei soggetti accolti è di giovane età: il 70% ha una età compresa tra i 18 e 40 anni, oltre il 23% ha meno di 18 anni, mentre gli ultraquarantenni rappresentano poco più del 6% degli accolti complessivi.
Nel 72% dei casi, maggioranza dei soggetti accolti proviene da paesi dell’Africa Sub-Sahariana (Nigeria, Gambia, Mali, Guinea, Senegal, Costa D’Avorio e Somalia), o della cintura del Mediterraneo (Tunisia) e da paesi asiatici (Pakistan e Bangladesh).
scarica il Rapporto Annuale SAI
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le dichiarazioni
“La pubblicazione del rapporto annuale SAI è un’occasione utile per far il punto sull’impegno che la rete dei Comuni attiva per l’accoglienza diffusa sui territori – ha dichiarato Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato all’Immigrazione di ANCI – avviando percorsi che coinvolgono l’intera comunità. Quest’anno il rapporto è arricchito da un capitolo che ci consente di ripercorrere un’immaginaria linea del tempo, che in questi vent’anni ha portato il sistema, grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Interno, a diventare ciò che è oggi, con il coinvolgimento di 1.800 Comuni, centinaia di enti gestori e migliaia di operatori professionali del privato sociale”.
Biffoni ha poi aggiunto che “guardando al futuro, riteniamo che i tempi siano maturi per abbandonare definitivamente la dimensione progettuale del SAI e per riconoscergli il suo carattere di servizio strutturato. In quest’ottica, siamo ben felici di condividere il percorso di analisi e di studio del sistema di protezione insieme al mondo accademico italiano e in particolare all’Università Roma Tre – conclude il sindaco di Prato – con cui abbiamo avviato collaborazioni che ci consentono di acquisire e organizzare in modo scientifico le informazioni sullo stato della rete e di valorizzarne l’importante ruolo nello sviluppo delle politiche di welfare locale e delle competenze maturate dagli operatori”.
Massimiliano Fiorucci, rettore dell’Università Roma Tre, ha osservato che “sono passati esattamente venti anni dalla costituzione di un sistema pubblico per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, diffuso su tutto il territorio italiano, con il coinvolgimento delle istituzioni centrali e locali. Per l’Università Roma Tre, le pratiche di accoglienza integrata ed emancipante sperimentate in questo sistema rappresentano un rilevante tema di ricerca. Sul piano didattico, va osservato che nei progetti del sistema di accoglienza e integrazione oggi lavorano 19.000 figure professionali. Tra di essi, educatori, assistenti sociali e altri professionisti che svolgono percorsi di formazione iniziale e continua nell’Università. La collaborazione con il SAI è, infine, parte importante delle attività della cosiddetta Terza missione dell’Università Roma Tre, nella prospettiva di un’accoglienza volta a offrire ai migranti forzati effettive opportunità di intessere relazioni con gli individui, con i servizi e con l’intera comunità territoriale”.
Infine il prof. Mario Catarci – prorettore con delega ai rapporti con le istituzioni scolastiche, le organizzazioni del Terzo settore e di volontariato, gli enti pubblici e privati – ha affermato che “l’esperienza del SAI rappresenta un punto di riferimento ineludibile perché mostra come, al riparo dalle logiche emergenziali, sia possibile costruire quotidianamente effettive opportunità di inclusione, accompagnando i soggetti a intessere relazioni con gli individui, con i servizi e con l’intera comunità territoriale. È la strategia delle formiche, gli animali più forti in assoluto. Portano un peso eccezionale, superiore anche cento volte il proprio. Piccole, organizzate, diffuse, competenti e in rete”.
alla pagina dedicata Ventennale SPRAR-SAI
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