lagone.it riferisce che il consiglio comunale di Cerveteri ha approvato la mozione che chiede al governo la modifica del decreto Sicurezza. “In particolare si richiede lo stralcio dal decreto della riforma del sistema Sprar, così come contemplata e che il Governo istituisca un tavolo di concertazione con l’Anci al fine di valutare le ricadute concrete di tale Decreto sull’ impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori.” Tra le ricadute negative del Decreto – dichiara il Sindaco Pascucci – vi è soprattutto quella di vanificare gli sforzi fatti da tutti quei Comuni d’ Italia che, attuando nei propri territori la rete Sprar, hanno fornito un notevole contributo per assicurare un’ equa distribuzione sostenibile su tutto il territorio nazionale, evitando che fosse per lo più concentrato nelle grandi aree urbane, inoltre il decreto così come articolato per la parte relativa alla nuova regolamentazione della condizione degli immigrati, comporterà per gli amministratori locali notevoli disagi sia di ordine finanziario che in materia di sicurezza pubblica.” Ancora il sindaco Pascucci: “L’ Associazione Nazione dei Comuni Italiani ha stimato infatti in 280 milioni di Euro i costi amministrativi conseguenza diretta del decreto sicurezza che ricadranno su Servizi Sociali e Sanitari territoriali e dei Comuni, per l’ assistenza ai soggetti vulnerabili, oggi a carico del sistema nazionale.” “Vogliamo senza dubbio città più sicure – ha concluso Pascucci – ma questo decreto va nella direzione opposta”.
Così ha fatto anche il Comune di Madonna del Fosso (provincia di Verbano-Cusio-Ossola). Lo riferisce l’Eco Risveglio (Bisettimanale del Verbano Cusio Ossola e Alto Novarese), che scrive: “L’amministrazione Barbetta (Ezio Barbetta è sindaco di Madonna del Fosso, ndr) era in procinto di trasformare, insieme ai Comuni limitrofi di Pella e San Maurizio d’ Opaglio, il proprio Cas in uno Sprar. «Volevamo costruire un sistema d’ accoglienza ancora più vivibile sia per i nostri cittadini che per i migranti perché lo Sprar permette progetti più a lungo termine – precisa ancora Barbetta -. Purtroppo il decreto promulgato da Salvini affossa gli Sprar e non favorisce l’ integrazione.”
Il Corriere dell’Umbria scrive: “Sono 113 i profughi umbri con protezioneumanitaria che, “se non presi in carico prima del 4 ottobre, non potranno più entrare nel progetto Sprar” “E’ un dato fornito dall’Anci Umbria. Francesco De Re botti, sindaco di Narni e presidente dell’ Associazione nazionale comuni italiani dell’ Umbria, spiega che si tratta di “soggetti che, fino a quando non entrerà a regime il sistema di rimpatrio puntuale, rischiano di tornare nell’ anominato e sfuggire a qualsiasi tipo verifica della loro presenza nel territorio”. “La limitazione dell’ accesso allo Sprar solo ai minori non accompagnati, ai rifugiati e ai soggetti con protezione sussidiaria, oltre a creare i citati 113 “fantasmi”, toglierebbe le categorie vulnerabili (famiglie con bambini, soggetti con disagi etc.) dal piano Sprar: i costi dei rispettivi servizi socio -sanitari “ricadranno sui bilanci dei Comuni”, ha aggiunto De Re botti, “senza rimborso dello Stato”. Da qui la richiesta “di consentire l’ accesso dei richiedenti asilovulnerabili all’interno dei progetti Sprar”
Il manifesto intervista Riccardo Ricciardi, uno dei deputati M5S che han scritto al loro capogruppo per chiedere di modificare il decreto Sicurezza Immigrazione 113. Dice Riccardo Ricciardi: “Le perplessità riguardavano soprattutto l’ abrogazione della protezione umanitaria e la riforma dello Sprar. Pensiamo che per migliorare l’ accoglienza bisogna lavorare in una direzione diversa da quella in cui va il decreto. Nonostante la presenza di qualche criticità, lo Sprar è un sistema che funziona, dove c’ è trasparenza dei costi e che dà lavoro a molti italiani. Un sistema che favorisce l’ integrazione. Ridurlo, come prevede il decreto, può generare maggiore insicurezza non solo per chi viene in Italia, ma anche per gli italiani. “
Il Mattino intervista invece Doriana Sarli, deputata M5S, anche lei firmataria della lettera al capogruppo M5S. Dice Doriana Sarli: ”Non ci convince l’ articolo 1 che esclude dal diritto di soggiorno alcune categorie meritevoli di protezione. E poi l’ articolo 12 che esclude la possibilità di accesso alla rete Sprar dei richiedenti asilo: bisogna trovare soluzioni per minori, disabili e famiglie. Bisogna favorire l’ integrazione: ad esempio quella di chi trova un lavoro.”
Il manifesto, Il Dubbio, L’Unione Sarda, La Sicilia, L’Adige, Libertà, Il Giornale di Brescia, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Gazzetta del Sud, La Gazzetta di Parma, L’Arena, La Prealpina, ilsole24ore.com, ilfattoquotidiano.it, lastampa.it, liberoquotidiano.it riportano le dichiarazioni del Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati Giuseppe Brescia:“Rimangono forti perplessità su diversi punti del testo, come il ridimensionamento dello Sprar e la mancata tutela a chi potrebbe subire trattamenti disumani e degradanti. Sono punti a cui alcuni emendamenti presentati dai colleghi M5S danno risposta.” larepubblica.it aggiunge: “In più – continua Brescia – c’ è un emendamento che stabilisce che la prima accoglienza, quella dei Cas, deve essere a gestione pubblica, con standard qualitativi uguali allo Sprar: assistenza sanitaria, psicologica e di orientamento legale, trasparenza e rendicontazione delle spese”
La Stampa intervista Giuseppe D’Ippolito, deputato M5S, altro firmatario della lettera al capogruppo M5S. Alla domanda del perché i deputati M5S abbiano ritirato gli emendamenti sul decreto Sicurezza, risponde: «Abbiamo semplicemente deciso di convergere sui cinque emendamenti presentati in commissione Affari costituzionali». «Una questione di praticità, invece. Le nostre proposte di modifica erano simili: dalla gestione degli Sprar e dello status di rifugiato alla concessione del permesso di soggiorno agli immigrati regolari, fino alla disciplina per l’assegnazione dei beni confiscati» . La stessa intervista è su Il Secolo XIX
il manifesto si occupa del nuovo sgombero dei migranti dell’ex presidio di Baobab Experience, che si erano sistemati in un’altra area vicino all’entrata laterale della Stazione Tiburtina a Roma. Scrive il quotidiano: “Sono fuoriusciti dai circuiti Sprar, persone con protezione umanitaria senza diritto all’accoglienza, tutti frutti del nuovo decreto sicurezza.”
ilfoglio.it pubblica l’intervista all’assessore di Roma Capitale Laura Baldassarre, realizzata alla presentazione dell’Atlante Sprar 2017 di giovedì scorso. Dice Laura Baldassarre a propositi degli irregolari fragili: “A riguardo siamo preoccupati. La valutazione che abbiamo fatto insieme agli altri comuni è che con il decreto Sicurezza in discussione ci sarà un aumento degli irregolari, dovuto alle protezioni umanitarie che non ci saranno più e ai richiedenti asilo a cui verrà negato l’ accesso al degli Sprar. Solo a Roma 1.059 persone uscirebbero da questo sistema di accoglienza. Noi speriamo che la scelta di diminuire la dimensione degli Sprar possa essere compensata da strumenti per gestire queste persone. Altrimenti l’ illegalità aumenterà e anche i costi a carico dei servizi sociali delle amministrazioni.”
ilgiornaledicalbria.it e ildispaccio.it riferisce delle dichiarazioni della consigliera regionale della Regione Calabria Flora Sculco (Calabria in Rete), che ha chiseto la convocazione di un Consiglio Regionale per affrontare gli effetti del decreto Sicurezza:””Appare incomprensibile e irrazionale la scelta operata con il Decreto di porre, di fatto, fine alla rete di seconda accoglienza nota come Sprar: un modello di integrazione e interazione che per anni ha fatto sì che lo straniero arrivato nella nostra terra venisse supportato per inserirsi nei circuiti lavorativi e sociali” “L’ efficace azione dei Comuni, che hanno vissuto da protagonisti l’ esperienza Sprar, ha generato risultati positivi grazie ad un’ accoglienza diffusa basata su piccoli numeri, che non hanno creato gli effetti negativi addebitabili sostanzialmente alle modalità di intervento dei centri di accoglienza straordinaria.”l’Anci prevede che i comuni italiani dovranno farsi carico nei loro bilanci annuali di 286 milioni di euro per i costi assistenziali legati ai migranti con forte disagio sociale ed ai nuclei familiari con minori, che inevitabilmente si troveranno per strada. Fondi, questi, che i Comuni dovranno sottrarre ai servizi per i propri cittadini. Paradossale che la prima conseguenza del decreto Salvini vada a danneggiare prima gli italiani. Anche la sanità subirà un aggravio delle spese, visto che le precarie condizioni di vita dei migranti irregolari si rifletteranno in problemi sanitari.”
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